Il Covid, il conflitto, una vita frenetica... Chi non vorrebbe una casa sull'albero?
Non disponiamo di masserie? Ci si può dirottare a Stramare, «Il borgo di cinque abitanti che vuole salvarsi con i soldi dell'Europa» (titolo di "Repubblica", 17/2), che ad onta del nome è un pugno di case di mezza montagna sotto il Grappa, in provincia di Belluno. Scrive l'inviata Brunella Giovara: «Si arriva e si annusa l'aria, odore di stufa accesa», l'esatto contrario di chi scende dal treno alla Centrale di Milano dove finalmente ha trovato lavoro. «Uno di quei borghi dove si dice di slancio "che pace, sarebbe bello vivere qui"».
Poi c'è chi sulla casa sull'albero c'è andato a vivere davvero. Si chiama Gabriele Ghio, ha 41 anni e Paolo Rodari ("Repubblica", 4/3) è andato a trovarlo in cima al suo ciliegio in un bosco nel nord Italia. Ha pubblicato un libro con la sua storia. Ogni mattina scende, raggiunge a piedi la strada, sale in macchina, va a lavorare in città e a sera fa il percorso inverso. Bello! Ma molto essenziale. I bisogni? Nel bosco. La doccia? Acqua piovana fredda, anche in inverno. «C'è chi vorrebbe vivere come vivo io, ma per molti il cambiamento è troppo forte». Bisognerebbe tornare bambini, forse.