È
il momento del ringraziamento. Se fosse la cena di Pasqua, la cena di domani, si porterebbe l'agnello con le erbe. Ma Gesù dice le formule di ringraziamento e poi prende un pezzo di pane, lo spezza dandone ai vicini perché ne passino. «È il mio corpo. Mangiatelo». Queste parole arrivano come un colpo in faccia a Giovanni che è seduto vicino a lui, nel posto d'onore del padrone di casa. Nessuno fiata. Gesù ha il viso fermo, la fronte appena inchinata verso la tavola. Come se stesse cercando le parole. Forse non gli vengono facilmente. Ma procede deciso. Prende la coppa di terracotta con il vino. «Passatevelo, bevetelo». Lo fissa. «È il mio sangue». Giovanni la prende, guarda dentro la coppa un istante. Ne beve. Anche Giacomo beve in silenzio, chiudendo gli occhi grandi che il tempo ha reso più segnati, autorevoli. Andrea ha uno scatto. Come se volesse andarsene. I nervi del collo gli si tendono in uno spasmo. Taddeo gli mette una mano per un istante sulla spalla. Pietro tiene gli occhi fissi davanti a sé. Serra le mascelle. Arriva anche a lui la coppa. Esita. Beve.Gesù al centro del tavolo attende che tutti abbiano fatto. «Farete questo in memoria di me».«L'agnello è lui!» pensa in un lampo Giovanni. Si prende la testa tra le mani.