Credere contro ogni logica del mondo, testimoniare l’amore anche lì dove la fiamma della vita sembra essere spenta, annunciare la vera luce quando attorno sembra esserci solo buio. È questo il senso della forza dei cristiani, che sanno di essere predestinati a vivere controcorrente, diventando un segno profetico che cambia la storia. E così l’opera di un uomo solo, san Giuseppe Vaz, bastò per cambiare la storia dello Sri Lanka e per riaccendere la vita della comunità cristiana, dando così speranza alla Chiesa di quella regione. San Giuseppe Vaz era nato a Goa, in India, nel 1651 ed era diventato prete nel 1676, impegnandosi poi dal 1684 per dar vita a una realtà religiosa “autoctona” nella sua terra riuscendo a costituire una comunità della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri. Volse poi il proprio sguardo verso Ceylon, lo Sri Lanka, dove la Chiesa era stata ridotta al silenzio a causa delle persecuzioni. Così portò il proprio aiuto ai cristiani di quel Paese rimanendo nella clandestinità, fino a giungere alla capitale, Colombo tra innumerevoli difficoltà. Tradusse il catechismo e le preghiere nelle due lingue locali: il tamil e il cingalese. La scintilla fece ardere di nuovo con vigore il fuoco della fede: alla sua morte nel 1711 i fedeli cattolici di Ceylon erano almeno 70 mila.
Altri santi. San Marcello I, papa dal 308 al 309; santa Giovanna da Bagno di Romagna, monaca (XI sec.).
Letture. Romano. 1Sam 16,1-13; Sal 88; Mc 2,23-28.
Ambrosiano. Sir 44,1;45,23-46,1; Sal 77 (78); Mc 3,22-30.
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