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Il Consorzio Franciacorta misura il respiro del vigneto

Andrea Zaghi domenica 9 agosto 2015
Il caldo spinge in alto la qualità delle uve italiane. E tutti sperano che la vendemmia da poco iniziata, sia da annoverare fra le migliori del secolo. Di certo, sarà fra quelle più precoci dal dopoguerra ad oggi. Con l'Italia protagonista e non solo per la qualità dei vini che si otterranno. Sempre quest'anno, infatti, in una delle aree più di spicco della vitivinicoltura nazionale – quella del Franciacorta –, si sta sperimentando un nuovo metodo di monitoraggio dell'ambiente che i tecnici indicano come unico al mondo, o quasi.Si tratta di un progetto messo a punto dal Consorzio del Franciacorta insieme al Cirve (Centro Interdipartimentale per la ricerca in viticoltura ed enologia) dell'Università di Padova. Grazie a una strumentazione progettata apposta e sistemata nei vigneti, si analizzano ininterrottamente i flussi di anidride carbonica sul vigneto stesso; lo strumento non aspira aria e non la muove, semplicemente esamina il flusso spontaneo dell'aria che "rotola" appena sopra la massa fogliare del vigneto. In questo modo, è come se si misurasse la qualità del respiro del vigneto. Un metodo nuovo e dettagliatissimo per capire l'impatto ambientale di questa coltura. I dati rilevati consentiranno al Consorzio Franciacorta di calibrare gli interventi in vigna e in cantina per migliorare ancora la qualità è abbattere ulteriormente il peso sull'ambiente.Intanto, in tutta l'Italia del vino ci si prepara ad un vendemmia che, come si è detto, sarà ricordata come una delle più calde e precoci. Coldiretti prevede una produzione in aumento del 5% rispetto allo scorso anno, per un totale di circa 44 milioni di ettolitri, con ottima qualità. Si è iniziato proprio in Franciacorta e si proseguirà a settembre ed ottobre con la raccolta di Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo per finire a novembre con le uve di Aglianico e Nebbiolo e Nerello. Certo, fra i vigneti niente è ancora deciso definitivamente e molto dipenderà dall'andamento climatico delle prossime settimane. Probabilmente l'Italia dovrà rinunciare al primato produttivo rispetto alla Francia, ma ciò non toglie nulla al significato miliardario di questo settore. Il vino italiano per il 40% finisce sotto le denominazioni Doc e Docg; mentre nel primo quadrimestre del 2015 le esportazioni sono aumentate del 6% in valore, con il risultato che oltre la metà del fatturato realizzato dal vino quest'anno sarà ottenuto dalle vendite sul mercato estero. E non basta, perché secondo i coltivatori l'inizio della vendemmia avvia un motore economico che genera quasi 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che crea occupazione per circa 1,25 milioni di persone che lavorano su qualcosa come 650mila ettari di vigna.