il complesso dell'ostrica
Molti di coloro che oggi mi leggono sono davanti a un mare aperto; la risacca batte sugli scogli o si infrange in mille ripetizioni sul litorale. Forse è questo l'orizzonte a cui pensava l'indimenticato monsignor Tonino Bello, anche perché la sua sede episcopale, Molfetta, si affaccia sul mare. Sono stato varie volte in quella città e ho sostato in quel porto ove sono stati celebrati i suoi funerali, davanti allo stupendo Duomo vecchio. Evoco ora " attraverso queste immagini marine " una sua pagina che denunciava «il complesso dell'ostrica», un rischio non solo psicologico ma anche ecclesiale.
Talora, infatti, entrando in certi gruppi o comunità, sembra quasi di avvertire subito un'aria viziata, una mancanza di respiro. Certo, l'ambiente asfittico ti rende meno agitato e teso, ti avvolge come un grembo protetto e ti fa cadere a terra in un apparente riposo. Ma è solo il risultato di un'assenza d'ossigeno spirituale, che rende inerti. È l'essere come immersi in uno stagno ove non si può nuotare e navigare. La vera spiritualità è, invece, ricerca e cammino, è fremito e attesa, è freschezza di vita e passione del cuore. Purtroppo, però, continuava don Tonino, noi nell'itinerario dell'anima, «appena trovata una piazzola libera, ci stabilizziamo nel ristagno delle nostre abitudini, dei nostri comodi». E si spegne in noi l'ansia della pienezza e dell'infinito.