Il commovente «Stabat Mater» del contemporaneo Szymanowski
Quando nel 1925 Karol Szymanowski (1882-1937) si accinse a scrivere il suo Stabat Mater "per soprano, contralto, baritono, coro misto e orchestra" era uno degli autori più in vista del panorama musicale dell'Europa orientale; instancabile ricercatore e abile sperimentatore, invece della versione originale in lingua latina, attribuita a Jacopone da Todi, il compositore optò a favore di una traduzione polacca, trovando che, «nella sua semplicità primitiva, quasi naïf», il riadattamento "volgare" del testo meglio si avvicinasse allo spirito originale del suo temperamento creativo.
E verso questa direzione si muove l'incisione discografica realizzata dal Coro e dall'Orchestra Sinfonica della Radio Nazionale Polacca di Katowice e Cracovia diretti da Antoni Wit (cd pubblicato da Dux e distribuito da Jupiter), attraverso una lettura caratterizzata da una profonda tensione drammatica; da una forza d'impatto che non è mai diretta, frontale, ma l'esito studiato e ricercato di una precisa concezione artistica, risolta nei continui contrasti da un lato tra gli episodi che prendono libera ispirazione dai colori e dai ritmi della musica popolare polacca, con i suoi accenti forti e i timbri aspri, dall'altro tra la semplicità delle linee melodiche e la purezza espressiva delle pagine "a cappella" (solo voci, senza strumenti), come la commovente sezione corrispondente al "Fac me vere tecum flere" in cui, quasi sottovoce, Szymanowski, che durante la stesura dello Stabat Mater venne raggiunto dalla notizia della morte dell'amata nipotina, unisce la sua voce a quella del coro che chiede alla Madonna di restare con Lei presso la croce: perché «unirmi volontariamente a Te nel pianto è quanto desidero».