Il clima penalizza frutta e mais
Il "bilancio" degli effetti dell'andamento stagionale è stato effettuato dalla Coldiretti che stima in milioni di euro i danni fino ad oggi sopportati dai produttori. Tutto è iniziato proprio dal caldo che ha scatenato nelle piante meccanismi di protezione che hanno creato notevoli problemi a molti fruttiferi e messo in difficoltà le colture di mais. Successivamente, stando agli esperti, si è manifestato un clima di tipo tropicale con il grande caldo interrotto da temporali violenti accompagnati da grandine e forte vento particolarmente pericolosi per l'attività agricola.
La campagna 2008-2009, quindi potrebbe concludersi davvero malamente. Basta pensare che per i grandi cereali " fa notare Confagricoltura " l'andamento meteo-climatico negativo ha penalizzato quantità e qualità. Nel caso del grano duro il raccolto 2009 è stimato ormai inferiore a 3 milioni di tonnellate e si delinea come il più basso degli ultimi 15 anni.
Da qui i risvolti economici ancora più pesanti. Intanto, le previsioni di mercato non sono fra le più rosee, in particolare per le grandi colture.
Sempre secondo Confagricoltura, per esempio, prosegue la tendenza al ribasso dei prezzi dei cereali, sia sui mercati a termine, sia sulle principali piazze internazionali. La campagna che sta per partire potrebbe essere peggiore di quella che si è appena conclusa. Molte aziende potrebbero decidere di ridurre drasticamente le superfici seminate a grano duro, avviando subito l'avvicendamento richiesto per poter usufruire dell'aiuto specifico per i seminativi previsto dalle nuove regole dell'Ue. E non basta, perché stando agli osservatori del mercato, nonostante la diminuzione delle produzioni nazionali, il prezzo continua a scendere mentre la domanda di prodotto nazionale è quasi inesistente, vista la maggior convenienza di quello estero. Oltre agli effetti del clima, quindi, su alcune coltivazioni si sta abbattendo ancora una volta tutto il peso delle dinamiche dei mercati. A livello mondiale è per esempio sempre più accesa la competizione sul prezzo del frumento tra i Paesi tradizionalmente esportatori dell'UE (Francia e Germania) e gli USA, il Canada, la Russia e l'Ucraina, che si gioca anche sulle oscillazioni dei tassi di cambio tra il dollaro e le altre monete nazionali. Tutto mentre le stime dei consumi mondiali indicano una sostanziale stabilità, così come per gli scambi. In questo modo, la previsione è di un ulteriore appesantimento delle scorte a fine campagna. Stretti nella morsa di un clima bizzarro e difficile e di una dinamica internazionale dei mercati sempre più accesa, i produttori italiani devono fare i conti con prospettive che richiedono politiche di mercato e infrastrutturali nuove.