Prosegue il silenzio dell'Inps su Quota 100 per i sacerdoti iscritti al Fondo Clero. A quattro mesi dall'entrata in vigore della nuova modalità di pensionamento, ancora nessuna circolare o messaggio dell'Istituto (in altre occasioni prodigo di chiarimenti e precisazioni) ha fatto riferimento al Fondo Clero, sia pure in senso negativo. Nel frattempo una silenziosa fila di sacerdoti in possesso dei requisiti di legge (e in assenza di espresse preclusioni nel relativo decreto Quota 100) sta inoltrando la domanda per la nuova pensione attraverso il canale telematico dell'Istituto. A pochi giorni dalla loro presentazione tutte le richieste vengono respinte in maniera pressoché automatica, con la motivazione "Pensione anticipata non prevista per il fondo clero". La fila delle richieste respinte si sta tramutando ora in ricorsi al competente Comitato di Vigilanza (l'organo giudicante nel Fondo Clero), per abbattere il muro senza fondamenta dell'Inps. Oltre all'interesse personale dei ricorrenti, ogni decisione favorevole sui diversi ricorsi diventa espressione di solidarietà a vantaggio dell'intera compagine sacerdotale. Il pervicace e immotivato atteggiamento dell'Inps nei riguardi del Fondo Clero impedisce inoltre l'utilizzo di Quota 100 anche ad una consistente fascia di cittadini italiani, laici, che per alcuni anni della loro vita sono stati assicurati nella gestione dei sacerdoti senza aver maturato tutti i requisiti pensionistici. Posseggono quindi contributi del Fondo che potrebbero gratuitamente cumulare per raggiungere il requisito minimo di 38 anni di versamenti per la nuova pensione anticipata. La vicenda di quota 100 mette in luce anche il contemporaneo rifiuto dell'Inps di applicare al Fondo il cumulo gratuito di contributi versati in assicurazioni diverse, che la legge ha voluto estendere anche ai liberi professionisti iscritti alla rispettiva Cassa di previdenza. Anche questa posizione dell'Istituto appare ingiustificata, con evidente incostituzionalità, attesa l'applicazione universale del cumulo voluta dalla legge contro ogni intenzione o logica discriminatoria. Anche sul cumulo un assordante silenzio dell'Istituto sta privando gli interessati, – laici, sacerdoti, enti di patronato – di una pur minima direttiva di riferimento sulla sua applicazione. Senza contare poi gli effetti economici.