Il cemento negli occhi
Dalla Azovstal i cinque arrivano a Zhaporizhzhia, sono rimasti là sotto due mesi. In gallerie cieche, nello schianto delle bombe: dormendo più che potevano, dicono, perché quando si dorme non si ha fame (e perché dormendo non si pensa. Anche se si possono fare terribili sogni).
La foto sul "Guardian" ti si inchioda negli occhi: le due sorelline così smagrite, così assenti, ancora immerse in un'interminabile notte. Vengono in mente, sussulti, le facce dei prigionieri dei lager, dei gulag. Ma, quanto a quelli, noi da ragazzi ci dicevamo che i nostri genitori, i nostri nonni non sapevano. Della Azovstal, delle centinaia di feriti e moribondi ancora là sotto, sappiamo tutti. Eppure, non succede niente.
77 esimo giorno, il mondo attorno non si è abituato forse? Se proprio ai tg certe immagini fanno troppo male è un attimo, cambiare canale.