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IL CATTIVO ESEMPIO

Gianfranco Ravasi sabato 18 agosto 2007
Quando il più anziano agisce male, il più giovane impara a comportarsi male.
C'è un proverbio tedesco che proprio nei giorni scorsi ho sentito ripetere da un anziano signore di Berlino del quale conosco il figlio: traducendolo, il detto afferma che «i giovani cinguettano secondo quanto hanno sentito i vecchi cantare». A me è venuto in mente, in parallelo un altro aforisma latino che nell'originale suona così: Ubi peccat aetas maior, male discit minor. È ciò che ho sopra proposto per la nostra riflessione (la frase è attribuita a Publilio Siro, vissuto nel I sec. a.C., noto appunto per le sue massime gustose). Il cattivo esempio è una piaga morale che può degenerare sempre più fino a raggiungere livelli infami, come nel caso della pedofilia.
Ma può essere anche qualcosa di più quotidiano e la Bibbia stessa non di rado stigmatizza l'anziano che depone la dignità della sua esperienza e si getta nel vizio, divenendo così un cattivo maestro (si pensi, ad esempio, ai due personaggi che insidiano la bella e onesta Susanna, nel c. 13 di Daniele). Si delinea, dunque, un aspetto spesso dimenticato, quello dell'insegnamento fatto non tanto a parole ma con l'agire. Ci sono genitori che sbraitano contro i loro figli degeneri e loro, per primi, sono pronti nella vita ad essere ingiusti, corrotti, turpiloqui, superficiali. Vorrei, allora, ritornare ancora alla sapienza latina, quella di Seneca, che nelle sue Lettere a Lucilio scriveva: «Lunga è la strada dei precetti insegnati, breve ed efficace quella degli esempi» (6, 5). E alla lapidaria condanna di Gesù riguardo agli scribi e ai farisei: «Dicono e non fanno!» (Matteo 23, 3).