Accade che, per promuovere il nuovo libro di imminente pubblicazione di una scrittrice popolare, l’editore la faccia intervistare da un giornalista prestigioso sul più diffuso quotidiano italiano (due pagine) e conceda un’anticipazione al secondo più diffuso (altre due pagine). Il giorno dopo, altre due pagine di anticipazione su un quotidiano di più limitata diffusione e reazioni un po’ ovunque, tante... Fin qui tutto normale: sarebbe una riuscita operazione di marketing di routine. Senonché la scrittrice è Michela Murgia che nell’intervista ad Aldo Cazzullo sul “Corriere” (6/5) annuncia (titolo): «Mi restano mesi. Il tumore è al quarto stadio, non ho paura della morte». Stesso giorno, sulla “Repubblica”, accanto all’anticipazione del libro (“Tre ciotole”), il commento di Chiara Valerio: «La mia amica coraggiosa che racconta la morte». È chiaro che non è “tutto normale”. Il cancro, il tema della perdita, quello della morte: il tasso di drammaticità è altissimo. Il giorno dopo (7/5) fioccano messaggi e testimonianze. Annalisa Cuzzocrea sulla “Stampa” usa lo stesso termine caldo e intimo, “amica”, di Chiara Valerio: «La mia amica Murgia che svela la malattia con quella sua scelta così piena di luce». Luigi Manconi sulla “Repubblica”: «Michela e il male raccontato senza nascondersi». Fioccano i messaggi e sono tutti gentili, di vicinanza, di sostegno; anche da parte degli avversari storici, come nel titolo di “Libero”: «Giorgia e la scrittrice malata. Odiami ancora a lungo» (Murgia nell’intervista si augurava di non morire con i fascisti ancora al governo). Ne scrivono tutti: la “Verità” con un piede; il “Quotidiano nazionale” con un utile titolo didascalico al servizio di Chiara Di Clemente: «Noi, la malattia, l’eutanasia. Non più alieno ma “cancro gentile”. Murgia sdogana un altro fine vita»; il “Giornale” che precisa: «Gli auguri più belli da Meloni». Lucia Bellaspiga su “Avvenire” ricorda anche il tema della fede «per non essere sola».
Ignorano del tutto la vicenda il “Fatto”, il “Messaggero”, “Domani” – sue le due pagine di anticipazione del 7/5, poi più nulla – e il “Manifesto”, che una pagina intera preferisce dedicarla alla nuova edizione di un altro libro, L’essere e il nulla di Jean-Paul Sartre. Lo stesso “Domani” (8/5) dà una pagina a Norberto Bobbio. Ognuno sceglie di promuovere gli intellettuali preferiti e anche questo è il bello e la ricchezza, molteplice, della stampa italiana.
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