Il canale più efficace per trasmettere il Bene
Questa parola, Male, che viene scritta proprio con la lettera maiuscola da una testata laica, ci invita a riflettere. Già: cos'è il Male? E cos'è il Bene? Come si può insegnare a distinguerli? E ancora: che cosa trasforma un “male” in un “Male”? Perché una cosa è certa, anche se forse è più comodo dimenticarla: il Male grande, quello che ci fa inorridire, non arriva all'improvviso e per caso; piuttosto, proprio come il Bene, si tratta dell'ultimo atto di un processo che viene da lontano, gesto dopo gesto, pensiero dopo pensiero.
Il cucciolo d'uomo cresce nella relazione: tutto ciò che impara di sé e del mondo ha le radici nello sguardo che l'adulto ha su di lui (che fonda il senso del suo valore) e nello sguardo che l'adulto ha sul mondo (che fonda il senso del valore delle cose). Il bambino guarda all'adulto e al suo modo di guardare il mondo: a cosa l'adulto riconosce valore? Cosa ritiene prezioso e dunque sempre degno di rispetto? È infatti il valore che riconosciamo a qualcosa o a qualcuno ciò che sta alla base della nostra capacità di rispettarlo; ed è solo il rispetto che può orientare in modo stabile il comportamento, ben al di là dell'insegnamento di norme formali, destinate troppo spesso a venire travolte dalle pressioni talvolta imprevedibili della vita. La vera “buona educazione”, tanto sbeffeggiata, altro non è che la conseguenza pratica della capacità di cogliere il valore delle persone e delle cose e dunque di rispettarle; il bambino la apprende se e quando può modulare il suo comportamento su quello di adulti che ci credono davvero.
I piccoli atti, i piccoli pensieri che ci orientano passo dopo passo al Bene non si improvvisano, ma si costruiscono un giorno dopo l'altro grazie all'amore attento e concreto di genitori che educano avendo il Bene a cuore. Il diritto a venire educati è, insieme a quello di essere amati, uno dei diritti fondamentali del bambino: un diritto oggi sempre più dimenticato. L'amore che educa al Bene è un amore paziente, che passa attraverso le piccole cose concrete di ogni giorno: un amore che insegna ad avere cura delle persone e delle cose, a perdonare, a riparare, ad aspettare. Lo fa con fiducia e lo fa ogni giorno da capo.
Far alzare un bambino sul tram perché si siedano un anziano o una donna incinta, gli insegna il rispetto molto più di tanti discorsi; così come insegnargli ad aspettare, a lasciare spazio alle esigenze degli altri o a domandare le cose per favore, invece di pretenderle. Se un adulto chiede queste cose, lo fa perché sa guardare lontano e prepara nel bambino di oggi l'uomo e la donna di domani; lo fa perché pensa che sia importante insegnargli che non è lui il centro del mondo e che ogni persona ha, come lui, un valore inestimabile che merita rispetto, senza condizioni.
Il dubbio è che il vero problema stia in un mondo adulto che non crede più nel valore della persona, e ha smarrito perciò il cuore e il senso del processo educativo. Questo è dunque ciò che dobbiamo ritrovare, l'unica cosa che può fare la differenza. Da qui dobbiamo, anche come famiglie, ripartire: la famiglia che insegna concreti e quotidiani atteggiamenti di rispetto, al proprio interno e nelle relazioni con il mondo, è una famiglia capace di fare cultura e che può tornare ad essere in modo sempre più consapevole il canale più efficace per la trasmissione del Bene.