Il Calvario del coronavirus (che cos'è la vera prossimità)
Ancora "Espresso" (10-13) pagine pensose del Direttore. Leggi: «Non chiudiamo anche il pensiero (...) Mai come adesso è necessario stare vicini, contaminarci», e quindi essere "prossimi". Vale solo per la vicenda Coronavirus? Forse, anzi senza forse no! Chi per grazia prende sul serio quel cadavere tra le braccia degli infermieri – sempre "prossimo" anche alla luce di Quello tra le braccia di quella Donna sa che – nel "polmone" di vita che è la nostra realtà di creature, e figli, ha fatto irruzione un "Soffio" (Ruàh in ebraico) di speranza eterna. Quel volto addolorato di Maria che accoglie il figlio morto è tale nella certa speranza della resurrezione sua e nostra: Lui è risorto e risorge per tutti quelli che lo hanno riconosciuto e lo riconoscono nel "prossimo". Siamo sempre lì, come dice Francesco. Matteo 25: chi "riconosce" Dio nel prossimo anche senza prima "conoscerLo" entra nel Regno. Non chi credendo di conoscerLo a menadito non lo ha riconosciuto in quello stesso "prossimo". È il nucleo di tutto.