Un calciomercato così non l'ho mai visto. Non tanto per i soldi che mancano - ci faremo l'abitudine - ma per le singolari mosse compensative di chi vorrebbe ma non può. E volevo aggiungere: ahinoi. E invece insisto con lo slogan coniato un anno fa: «Una botta di miseria può far bene». Il Brasile insegna: storicamente pazzi per il calcio, ok, fino a quando l'inquietudine del vivere non prevale e ti fa vedere i miliardi investiti per il Mundial, per gli stadi, per le grandiose infrastrutture, quasi un affronto all'assenza di beni primari come la casa, la scuola, il lavoro. La cessione di Neymar al Barcellona è un segno dell'aria che tira, le manifestazioni popolari quotidiane - anche violente, e con vittime - paradossalmente sollecitate da uno spot pubblicitario della Fiat Brasileira che grida da giorni: «Scendete in strada!», disegnano la contraddittoria realtà di un Paese finanziariamente miracolato e compreso nel Brics (Brasile-Russia-India-Cina-Sudafrica) ma con problemi di povertà irrisolti. E noi, assediati da una crisi senza precedenti («Te lo dò io, il Brasile!», profetizzò Grillo) come potremmo assecondare gli irrazionali desideri dei tifosi che invocano Top Players a destra e a manca? La Fiat Italiana - intesa anche come Juventus - ha fatto il suo spot: ha acquistato Tevez, un quasi trentenne sul quale aveva indirizzato finti propositi anche il Milan, e l'ha arricchito di un valore aggiunto, la maglia numero 10 che fu di Del Piero. Dieci come i dieci milioni spesi per portare a casa il bizzoso e discontinuo argentino, quanto bastava per suscitare - leggo - insoliti entusiasmi nella pensosa Torino. Come se De Laurentiis, ceduto Cavani (ma ce la farà, a quella cifra?) chiedesse a Benitez di affidare il 7 a Roberto Insigne brother, tanto nomini; come se Moratti, nostalgico di Balotelli (valutato 30 milioni, quarantunesimo nella speciale classifica dei Top) convincesse Mazzarri a dare il 9 a Matteo Colombi, anni 19, alto 1,89, attaccante del vivaio valutato centomila euro; come se Berlusconi, afflitto da inguaribile passione per Kakà, decidesse di togliere il 22 a Vimercati Valerio per restituirlo a Kakà. Aspettiamoci di tutto. Aspettiamoci - faccio coraggio agli inguaribili spendaccioni dei soldi altrui - fuochi d'artificio a fine mercato, nell'illusione di poter competere con sceicchi e satrapi russi e asiatici. Nel frattempo, dalla strombazzatissima Confederations Cup, che sembrava organizzata proprio per galvanizzare il mercato globale, s'annunciano rari ipotetici trasferimenti: quello del giapponese Keisuke Honda, centrocampista del Cska desideroso di sbarcare a Milano, e del brasiliano del Chelsea David Luiz, richiestissimo da Benitez, affare impossibile se prima non parte Cavani. Lo stramilionario (sulla parola) Edi, finalmente in gol contro il Brasile, non ha ancora trovato il folle compratore, spera in Ancelotti Real che già la voleva al Chelsea, rischia di diventare la notizia più bella di questo prudente (e deprimente) mercato: restando al Napoli. Con lui lo scudetto 2014 non sarebbe solo un sogno per gli azzurri. Anche se qualcuno - se sfuggisse alla Juve, all'Inter e al Milan - lo chiamerebbe lo Scudetto dei Poveri. Ricordate cosa disse l'avvocato Agnelli quando il Napoli di Maradona vinse il suo primo tricolore? «Niente di grave: è uno scudetto in libera uscita».