Il boom di Instagram non è (solo) una buona notizia
I ragazzi, e non solo loro, lo adorano. Con più di 1 miliardo di utenti attivi al giorno Instagram è il social del momento. Nato come luogo di condivisione di belle foto, nel tempo è cresciuto sino all'introduzione, nell'estate scorsa, anche di veri e propri canali video.
Sempre più vip abbandonano Facebook per il «social delle immagini». La persona più seguita al mondo su Instagram è Cristiano Ronaldo, l'attaccante portoghese della Juventus. Con 144 milioni e 600 mila followers ha battuto la cantante Selena Gomez "ferma" a 144 milioni e 400mila follower.
Secondo l'Osservatorio social media di Vincenzo Cosenza, Instagram continua a crescere non solo a livello mondiale, ma anche nel nostro paese. «Oggi in Italia sono 19 milioni gli utenti attivi ogni mese, mentre erano 14 milioni un anno fa. Una crescita del 36%, superiore a quella del 27% registrata un anno prima». Secondo le stime dell'Osservatorio, «è plausibile ipotizzare un utilizzo giornaliero da parte di almeno 11 milioni di italiani».
Gli entusiasti vedono in Instagram un luogo dove la bellezza (delle foto e non solo) batte l'aggressività presente su altri social come Twitter e Facebook. Ed è vero. Appena si inizia a frequentarlo il clima che vi si respira appare più rilassato. Pochi litigano e la politica è (per ora) una presenza marginale. Messa così sembrerebbe una sorta di social dei sogni: belle immagini, bei contenuti, poca aggressività, tanti «mi piace». Eppure il mondo di Instagram non è tutto rose e fiori. Guardandolo più attentamente, ci si accorge che gli aspetti negativi tipici dei social (gli eccessi, l'aggressività e la volgarità) esistono anche qui. Solo che sono spesso "confinati" nelle cosiddette «storie», cioè in post che spariscono dopo 24 ore. Un format che piace al 75% degli utenti italiani del social, cioè a 14 milioni di persone. Peccato che proprio l'idea che i contenuti delle «storie» siano visibili solo per un tempo limitato (qui come su Facebook), porta spesso chi li produce a lasciarsi andare, spingendo sull'acceleratore dell'eccesso e della volgarità. Per non parlare dei canali video dove si trova di tutto e di più.
«È un grande Carosello, dove tutti vendono qualcosa» ha denunciato un'ex star di Instagram. Che i famosi (i cosiddetti i Instagrammers) producano post sempre più spesso sponsorizzati, e quindi a solo scopo pubblicitario, è un dato di fatto. Come l'illegale compravendita di followers che fa lievitare personaggi di nessun valore, facendoci credere siano delle star.
A livello di interazione le cose non vanno meglio. Pochi commentano i post con le immagini e pochissimi li condividono (via repost), limitando così le proprie azioni soltanto a cliccare sul cuoricino che significa «mi piace». Insomma, frequentare Instagram da utenti «normali», cioè se non si punta a monetizzare i propri contenuti o non si rincorre il successo, è molto rilassante. Perché permette di restare in superficie e di interagire con gli altri al minimo del minimo. E poi i contenuti scorrono via velocissimi senza impegnarci troppo. Non a caso l'informazione, i temi pensanti e quelli pesanti restano emarginati negli angoli meno visibili del social. E il risultato è la rappresentazione di un mondo se non finto sicuramente molto, molto parziale. Con tutto ciò che ne deriva. Tanto più che questo social piace moltissimo ai giovani under 35 anni (59%) e spopola tra i 15 e i 24 anni.
Diceva il non credente Gaber: «Mi piacciono i cattolici perché si fanno ancora delle domande». Mi permetto di aggiungere sottovoce: a me piacciono anche perché amano le sfide. Per questo una di quelle che abbiamo davanti nel mondo digitale ci impone di trovare il modo per portare sempre più profondità e valore in un "luogo" (perché i social sono "luoghi") che sembra volere galleggiare solo in superficie. Non sarà un'impresa facile. Ma anche per questo vale la pena di intraprenderla e che in prima fila ci sia il mondo cattolico.