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Vite digitali. Il boom di BlueSky (l’anti X) non è come lo raccontano

Gigio Rancilio venerdì 22 novembre 2024
Non sempre le cose sono davvero come ci appaiono. Prendete il fenomeno BlueSky, il social creato (e poi abbandonato, lo scorso maggio) dall’ex fondatore di Twitter. Praticamente ovunque abbiamo letto che è diventato l’anti X, cioè il rivale del social comprato da Musk e da lui schierato al fianco di Trump. Ma è davvero così? Prima di rispondere vale la pena di fermarci un attimo su X. Secondo un recentissimo studio della Queensland University of Technology dell’Australia, «il social di Musk, negli ultimi mesi, è arrivato a modificare il suo algoritmo per dare maggior risalto ai post di Trump e dei suoi sostenitori». E non è finita qui.
Da quando Musk, lo scorso 13 luglio, si è apertamente schierato con Trump, i post del proprietario di Tesla e della piattaforma social sono “magicamente” decollati: «le visualizzazioni sono cresciute del 138% e i repost del 238%». A questo punto viene facile dare ragione a chi, non essendo schierato o essendo schierato su fronti opposti, abbia deciso anche in Italia di lasciare X magari per BlueSky. Anche se Musk si guarda bene dal dare numeri precisi sul presunto esodo da X, il successo di BlueSky è indubbio. Basti dire che sta per toccare i 22 milioni di iscritti, cioè 12 milioni in più di quelli che aveva a settembre. Eppure, non tutto è oro quello che luccica. Come ha sottolineato la newsletter Digitalmente, «solamente 1,4 milioni (di iscritti a BlueSky – ndr) hanno postato qualche contenuto, e circa 2,7 milioni hanno interagito con i contenuti postati». Come a dire: le persone si sono iscritte a BlueSky, ma dopo averlo fatto, si sono messe alla finestra a guardare. Vale per BlueSky ma anche (chi più e chi meno) per tutti gli altri. Anche se facciamo fatica a crederci i social non sono più come li abbiamo conosciuti. A partire dal fatto che i video spopolano mentre tutti gli altri contenuti piacciono sempre meno. E così la maggior parte degli iscritti si sta pian piano ritirando dal ruolo di protagonisti a quello di spettatori, con percentuali sempre più basse di persone che postano e creano contributi e un numero sempre maggiore di utenti che si limitano a guardarli. Una tendenza che vale anche per i giovanissimi. Secondo la ricerca «Immaginando un altro sé. Esplorando le abitudini online della Generazione Alpha» (cioè gli under 14 anni), pubblicata a settembre dall’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale, «tra le attività più svolte dalla generazione Alpha c’è quella di guardare foto e video degli altri, che siano amici, streamer o influencer». Insomma, sui social funziona sempre di più chi fa divertire, nell’accezione più ampia del termine e quindi valida anche per chi propone contenuti politici divisivi o sbeffeggia gli avversari e anche per chi dice di fare informazione ma di fatto cerca lo spettacolo. Può darsi che da noi si sia notato un po’ meno, ma di fatto il posizionamento di X al fianco di Trump ha lasciato chi non la pensa come lui senza una casa social. Direte: ma c’è BlueSky, c’è Threads. Peccato che BlueSky è ancora troppo piccolo per fare la differenza. E Threads di Meta ha di fatto messo alla porta la politica per evitare divisioni e contenuti tossici anche se poi tollera post dove ragazze più o meno reali si offrono agli uomini per appuntamenti. Comunque la si pensi politicamente, la triste realtà è che a tutt’oggi non c’è un social in grado di soddisfare
chi cerca ancora il confronto, vorrebbe più informazione di qualità e meno contenuti tossici. E viste le premesse non è nemmeno detto che l’avremo presto. © riproduzione riservata