Se potessimo attribuire alla terra un'anima dovremmo dire che quel suo tremare che apre piaghe nelle nostre case è una vendetta per tutto quello che oggi, al di là del Mediterraneo, stiamo facendole soffrire: col fuoco delle nostre armi bruciamo tutto ciò che potrebbe fermare un cammino di prepotenza o di vendetta. Allora qui vicino muoiono nel buio di una notte in un attimo di sorpresa o nell'agonia di una attesa sotto le macerie uomini, donne e bambini uccisi dal peso della travi, dalla polvere del cemento e dalla paura. È lo stesso terrore che fa fuggire senza speranza le popolazioni dai villaggi e dalle città della Siria lasciando la vita nel deserto delle loro case senza cibo né acqua. Quanta sofferenza nasce su questa terra a causa della nostra incapacità di offrire e ricevere la pace dell'animo, di comprendere, di suddividere i beni che questa nostra Madre offre con la sua bellezza o tiene ancora nascosti sotto la dura crosta di pietra e sotto l'acqua. In tempo di pace costruiamo armi per uccidere, fino a che ne abbiamo in grande misura e allora le offriamo dietro compenso ai tiranni perché le usino anche a nostro vantaggio non solo di denaro, ma di situazioni socio politiche, che non sapremmo o non vogliamo affrontare in altro modo. I bambini muoiono senza sapere perché, falciati dalle bombe che arrivano dal cielo, bruciati dal fuoco dei fucili e dei cannoni che attraversano le loro terre diventate un deserto. Altri innocenti si sono trovati nel mondo delle anime senza conoscere la strada da prendere, sconvolti dal tremore terribile e inconsueto del terremoto che aveva distrutto in un attimo il calore tiepido della mano della mamma che li aveva appena addormentati. Come correre al riparo di queste disavventure se non con il coraggio di una presenza attiva, con l'offerta di un aiuto in denaro per alleviare le sofferenze, con la volontà di non lasciare solo chi ha perduto la propria dimora, e ancora senza dimenticare, come è avvenuto in situazioni simili e mantenere invece vivo il problema dei sopravvissuti finché non abbiano il loro paese ricostruito. «Cosa posso fare io», mi chiede una persona anziana che cammina con l'aiuto di un bastone lungo la strada dal mio paese. Puoi pregare, rispondo, e sarai ascoltata dal Signore perché hai avuto una vita senza vanità, hai distribuito carità e amore quando hai potuto e ora che ti hanno raggiunto gli anni e la solitudine hai finalmente una grande ricchezza da regalare che è la serenità della tua coscienza, la pace col mondo che hai attorno, la gioia che sai provare per la felicità degli altri, e quel tuo sorridere che non dimentichi anche quando hai le lacrime negli occhi. Tu che ami ancora la vita perché ricordi solo il bene ricevuto hai ancora qualcosa da regalare.