Il bene comune sa superare le ideologie
rivolgendosi ai Memores della casa di Gudo Gambaredo: “Che bontà! Ma io non potrei dire questo se all’origine non ci fosse una Bontà. Dio ci ha dotato di una capacità per aderire che è il piacere, il gusto... Le persone, anche se sono grandi, se non passano attraverso l’esperienza della gioia, finiscono per non capire nulla”». Il luogo di nascita, dunque, fu profetico per un sacerdote che firmò un libro dal titolo “Moralità, memoria e desiderio”, che potrebbe essere l’abbecedario per i neo governanti, dove le tre parole sono già un manifesto programmatico e l’ultima riguarda proprio la necessità di non spegnere la possibilità di realizzarsi, a fronte dei dati, drammatici, diffusi lunedì dalla Caritas che ha parlato di 6 milioni di italiani sotto la soglia della povertà. «Facciamo sì che tutto possa esistere» era l’ossessione di don Gius, che ispirò la nascita di tante opere, in ogni campo dell’agire, affinché l’umano potesse rifiorire scoprendo quell’origine di bontà, giustizia, verità e felicità che stanno alla radice del senso religioso. Ora, sarà veramente credibile questo Governo se immaginerà come far sì che tutto possa esistere. E potrà avere la forma di un reddito di cittadinanza rivisto, ma anche di politiche educative e di formazione che possano avviare un processo di occupazione, soprattutto per le fasce più deboli fra i deboli individuati da Caritas, che sono i giovani. Solo così potremmo scherzosamente cantare con Gaber «cos’è la destra, cos’è la sinistra»: il muro dell’ideologia può essere superato solo dall’affermazione del bene comune. Che è la possibilità che tutto e tutti possano vivere. © riproduzione riservata