Oggi ho la fortuna di incontrare una realtà, l'Ospedale Bambino Gesù, la cui missione è accogliere e curare i bambini di tutto il mondo, una finalità e un lavoro che poche altre realtà hanno l'onore e l'onere di coltivare. Ne parlo con Mariella Enoc, dal 2015 presidente dell'Istituto, una donna che conosce bene il mondo della sanità e quelle particolari aziende no profit spesso nate nel seno dell'imprenditoria cattolica che rappresentano una struttura portante di questo settore. «Certo, è un vero privilegio poter guidare una realtà come questa e non solo perché è l'ospedale pediatrico più grande d'Europa con 4 sedi, circa 3000 collaboratori, oltre 600 posti letto e 28mila ricoveri ordinari all'anno ma perché il nostro obiettivo è far scomparire le malattie dei bambini nel mondo. E lo sguardo di un bambino che torna a stare bene, o la riconoscenza dei suoi genitori, sono la fiamma che alimenta la passione che tutti noi mettiamo in quest'opera così grande e particolare». La parola "opera" fa pensare proprio ad un progetto costruito assieme da più persone per raggiungere una finalità comune, "sacra", una "cattedrale" volendo usare una metafora cara anche ad Adriano Olivetti. Quali sono i pilastri di quest'opera, ben conscio di quali e quanti possano essere in termini numerici e d'importanza? «L'ospedale – spiega la dottoressa Enoc – festeggia quest'anno i 150 anni dalla fondazione, avvenuta nel 1869 grazie alla famiglia Salvati. Nasciamo come realtà no profit e dobbiamo innanzitutto far crescere e ridonare ad altri il "bene" che altri ci hanno donato ma per fare questo dobbiamo aver presente anche la nostra seconda anima di azienda che deve presidiare con attenzione tutte le dinamiche economiche, finanziarie e organizzative tipiche di ogni impresa. Questo perché ogni opera di carità deve essere sostenibile economicamente e, anche grazie a questo presupposto, dare stabilità e serenità a tutti. Noi esistiamo per curare la salute dei bambini di tutto il mondo e questo ci spinge a porre i nostri pazienti e le famiglie al centro di ogni nostra azione. L'ospedale deve riuscire ad essere una comunità nella quale ogni persona che vi lavora, a qualsiasi livello di responsabilità, possa condividere finalità e valori e dirigere ogni sforzo verso queste mete così alte. Da quando nel 2015 sono divenuta Presidente abbiamo dato vita a progetti formativi e ad attività di gestione che privilegiassero proprio questo obiettivo grazie ad una comunicazione chiara e trasparente e ad un dialogo continuo con tutti. La mia porta è sempre aperta e credo che tutto ciò abbia contribuito a creare un clima di collaborazione sereno tra il personale amministrativo, operativo e i medici, un'armonia e una familiarità che possiamo riscontrare ogni giorno nella cura dei nostri bambini e delle famiglie. Come avviene nei casi più difficili, come l'operazione delicatissima sulle sorelline siamesi: un intervento durante il quale un'equipe di 20 persone ha lavorato fianco a fianco per 12 ore, sapendo che il risultato finale sarebbe stato il frutto del contributo di ognuno». Sono parole che tante volte ho fatto risuonare nei miei libri e forse non è un caso che la nuova sede dell'Ospedale sia sorta accanto all'Abbazia benedettina di San Paolo, un luogo dove ogni elemento ha il sapore dei secoli ma anche di uno studio e una ricerca assidui.
«Quando ero presidente di Confindustria Piemonte ho sempre esortato gli imprenditori ad innovare e per noi oggi la ricerca è una scelta determinante se vogliamo proseguire ad essere un'eccellenza nel mondo, con progetti che oramai vanno dall'Africa, all'oriente, all'America Latina – aggiunge Enoc –. Oggi al Bambino Gesù operano circa 600 ricercatori, molti dei quali giovani, questo ci permette di guardare al futuro con grande speranza e per me è un privilegio enorme poter donare la mia esperienza a questa realtà a cui il Papa è particolarmente affezionato e proseguire nel solco di questa grande storia di carità».