Lunedì a Chieti ho partecipato alla consegna del Premio Prisco a Francesco Guidolin chiamandolo Maestro, dopo avere raccontato la bella storia dei suoi quarant'anni di calcio. Mancava un dettaglio, alla sua ricca biografia, e l'ha rivelato lui: «Sono nato tifoso dell'Inter e domenica dovrò cercare di batterla per conquistare un posto in Europa». Magari non ci si fa caso, ma l'Udinese che Guidolin guiderà per il quarto anno ha un suo onorevole posto continentale, con otto qualificazioni alla Coppa Uefa, tre partecipazioni alla Champions, una Coppa Intertoto vinta. Ma c'è di più: il successo della formula Udinese - una fabbrica di campioni individuati giovanissimi in tutto il mondo, utilizzati in prima squadra da allenatori/maestri eppoi ceduti a caro prezzo - ha indotto la famiglia Pozzo a ricrearne il modello prima in Spagna, con l'acquisizione del Granada, portato in prima divisione, quindi in Inghilterra, acquistando il Watford che Zola ha portato a giocare i playoff per la Premiere League. L'Udinese è il club meglio gestito e organizzato d'Italia grazie alla guida di Giampaolo Pozzo, il patron. Mi sono soffermato sulla vicenda di Pozzo perché rappresenta al meglio un trio di presidenti competentissimi ancorché diversi sul fronte dei risultati e dello spirito aziendale: gli altri due sono - udite udite - Maurizio Zamparini e Massimo Cellino il primo colpevole della retrocessione del Palermo, il secondo appena liberato dai “domiciliari” per festeggiare una felice quanto drammatica stagione che ha visto i sardi combattere per un posto al sole in classifica e per uno stadio - Is Arenas - costruito eppoi forzatamente abbandonato. Zamparini e Cellino - al contrario di Pozzo - sono anche i presidenti più attivi sul fronte delle polemiche, soprattutto per gli allenatori che sono riusciti a esonerare: una quarantina a testa. Eppure non meritano la definizione che Giulio Onesti rifilò nel '58 ai presidenti, chiamandoli “ricchi scemi”. Zamparini e Cellino sono famosi non solo per le bravate mediatiche ma per avere all'attivo la scoperta di tanti ottimi calciatori e - paradossalmente - di bravissimi allenatori. Il malessere che affligge i loro club non è spiegato solo dagli esoneri dei “mister” ma - soprattutto nel caso di Zamparini - dalla cessione dei migliori pedatori. Giorni fa, ho parlato con il bollente patron del Palermo che ha ammesso di aver trascinato la squadra in B prima silurando Sannino, poi affidandosi a Gasperini e Malesani: «Se avessi tenuto Sannino sarei rimasto in A». «Tutto vero – gli ho detto – ma gli esoneri dei tecnici sono spesso un alibi: al Palermo sono costati dippiù i calciatori ceduti e il destino ha voluto che vi abbia spedito in B Toni, il giocatore che vi aveva portato in A». Risposta: «Il bilancio innanzitutto: adesso dovrò cedere Ilicic». Mi piacerebbe conoscere quanto sono costati i quaranta allenatori. Zamparini e Cellino hanno una speranza, quella di rinsavire. Proprio come Giampaolo Pozzo che agli inizi della carriera fu il più noto mangiallenatori e oggi è il patron più illuminato del calcio italiano.