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I «Menestrelli di Dio» nell'Italia tra Medioevo e Rinascimento

Andrea Milanesi domenica 7 ottobre 2007
La lunga storia musicale della lauda ha inizio nell'Italia centrale durante la prima metà del XIII secolo, quando, sulla forte spinta propulsiva del fermento religioso e spirituale scaturito dall'azione dei nascenti ordini predicatori e mendicanti, fiorirono numerose confraternite laicali, all'interno delle quali si affermarono forme devozionali comunitarie che intendevano coinvolgere fasce sempre più ampie della popolazione. Le compagnie degli Illuminati, degli Umiliati d'Ognissanti, ma soprattutto quelle dei Disciplinati e dei Laudesi sorsero così per promuovere principalmente la partecipazione diretta alle funzioni religiose, con lo scopo di lodare e ringraziare il Signore attraverso orazioni e canti collettivi extraliturgici in lingua vernacolare, dedicati alla celebrazione delle figure di Cristo, della Vergine e dei Santi: le laude, appunto, brani di facile memorizzazione generalmente costituiti da un ritornello fisso (cantato da tutta l'assemblea) intervallato a strofe tra loro differenti (affidate ai solisti).
È a questo splendido repertorio antico che si riferisce Joculatores Dei, un disco incentrato appunto sui "Menestrelli di Dio" di francescana memoria e sulla lauda italiana tra Medioevo e Rinascimento (cd pubblicato da Raumklang e distribuito da Jupiter); un progetto attraverso cui l'ensemble vocale e strumentale Vox Resonat, guidato da Eric Mentzel, ripercorre oltre 250 anni di musica sacra, dalle fonti più antiche (come il Laudario di Cortona del XIII secolo o il fiorentino Codice Squarcialupi) fino alle laude polifoniche d'inizio Cinquecento, attraverso pagine affascinanti e paradigmatiche come Gloria in cielo e pace in terra, O Jesù dolce, Laude novella, Piangiamo quel crudel basciar e Per allegrezza del nostro Signore.
Un patrimonio artistico unico al mondo, che vibra di un'intensità e di una carica emotiva davvero straordinaria e che qui viene riproposto senza artificio o cerebralità, velleità storicistica o sfoggio filologico alcuno; sprigionando piuttosto tutta la forza evocativa di melodie di grande impatto e immediatezza comunicativa, in cui canto e preghiera si esprimono attraverso la voce di un popolo fatto di gente comune, contadini, artigiani, bottegai, ma soprattutto semplici e umili fedeli.