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I vini italiani corrono ma la bolla si sgonfierà

Andrea Zaghi domenica 21 luglio 2024
I
l vino italiano miete nuovi successi nel mondo, traguardi che, tuttavia, appaiono labili e fragili. Lo dice l’Osservatorio UIV-Vinitaly che, a proposito delle vendite oltre confine dei primi quattro mesi dell’anno, parla di un “round favorevole, ma non convincente, delle esportazioni”. Un’indicazione importante, che dice molto sul grado di complessità e instabilità di uno dei mercati più importanti dell’agroalimentare italiano nel mondo. Il primo quadrimestre del 2024 del vino italiano si chiude con un tasso tendenziale del +5,8% nei volumi e +7% nei valori (oltre 2,5 miliardi di euro). Ma i dati rilasciati dall’Istat non bastano a soddisfare appieno i player del settore. Secondo l’Osservatorio, infatti, i fortissimi rialzi degli ordini dalla Federazione Russa e dal Giappone - protagonisti del 60% dell’incremento complessivo dell’export - sono destinati a sgonfiarsi nella seconda parte dell’anno. Gli analisti di UIV spiegano chiaramente che cosa è accaduto e cosa potrebbe accadere. Da una parte, infatti, il risultato russo è fortemente condizionato da una domanda che nel quadrimestre ha registrato una vera e propria corsa alle scorte di vino e spumante (volumi a +120,5%) in vista dell’aumento delle accise, in vigore dal 1° maggio, con maggiorazioni delle aliquote fino al 243%. In Giappone (+36% volume) si riscontra invece un forte quanto inusuale aumento degli ordini di vino e agroalimentare proveniente da tutta Europa, con ogni probabilità legato anche all’entrata in vigore ad aprile della annunciata legge di riforma dell’autotrasporto merci, che ha imposto un abbassamento della durata massima delle ore di lavoro di camionisti e corrieri, tra le più alte al mondo. Questo fattore da inizio anno ha causato “stress da approvvigionamento” a tutti i livelli della logistica, come verificatosi nel 2021/22 in tutto il mondo a seguito della crisi dei container. Oltre a ciò, dice ancora il rapporto, è da comprendere il forte disallineamento in Germania: nel pari periodo il dato export sale a +0,4%, mentre alle dogane tedesche l’indicatore import scende a -12%, con un divario di 25 milioni di litri. Un fattore che non si riscontra per il nostro competitor principale sul lato sfusi, la Spagna, che vede crescite allineate export/import del 20% circa. Numeri e analisi precise quindi, che portano i produttori ad aspettarsi mesi più complessi e difficili e a preparare quindi le necessarie contromisure. Più forti campagne commerciali, una maggiore competizione sui singoli mercati, una lotta in termini di logistica e di costi di trasporto appaiono così all’orizzonte della vitivinicoltura nazionale. È la dimostrazione non solo della complessità del settore e dei mercati di riferimento, ma anche della aleatorietà del comparto, sottoposto non solo alle bizze del clima ma anche a quelle delle compravendite. © riproduzione riservata