La Corte d'Appello di Torino toglie la figlia ai genitori che l'avevano concepita in tarda età con fecondazione assistita, dichiarandola adottabile dalla famiglia affidataria. Sentiamo il dolore di quei vecchi genitori. L'ansia di quelli “nuovi”. Lo spaesamento della bambina inconsapevole, che fa i conti con oscurità e non detti: i piccoli hanno antenne sensibili. La Corte ha smentito la sentenza di primo grado: quei genitori anziani non erano inadeguati. C'è stato un errore ma è tardi per rimediare. Da troppo tempo, più di quattro anni, la bimba sta con la nuova famiglia. Non si può infliggerle un nuovo distacco. Un'ingiustizia giusta, per il “superiore interesse del minore”. Sul quale sarebbe opportuno tornare a ragionare: in quante sentenze sui nati da gestazione per altri nei fatti si sancisce come best interest of the child l'essere stati separati dalla madre? Il taglio della giustizia degli uomini è sempre netto e impreciso: è nelle zone d'ombra che circola molta verità umana. E se i vecchi genitori non fossero stati cancellati, consentendo loro qualche relazione con la bambina? Se insieme, affrontando conflitti e contraddizioni, vecchia famiglia e nuova si fossero stretti intorno al bene della creatura, moltiplicando l'amore? La relazione è tutto. La relazione è il balsamo che sana ogni ferita.