I trattori sulla strada dell'Est
A crescere, nei prossimi 5 anni, saranno soprattutto i mercati dell'Asia e dell'Est, pressoché fermi quelli dell'Europa. In India, per esempio, il parco trattrici dovrebbe crescere del 54%, ad una media di oltre 300.000 macchine all'anno, passando dagli attuali due milioni e 750 mila unità ad un totale di quattro milioni e 250 mila. L'altro grande mercato asiatico, quello cinese, crescerà ad un ritmo di oltre 200 mila trattrici all'anno, con un parco macchine che dovrebbe passare nei cinque anni dal milione e 500 mila unità attualmente stimate ad oltre due milioni e 500 mila, pari ad un incremento del 66%. In Russia, si calcola oggi un, tutto sommato, risicato parco macchine intorno alle 600 mila unità che nei prossimi cinque anni dovrebbe crescere di 240 mila veicoli. Situazioni simili si ritrovano nell'America del Sud. In Brasile, nel 2007 la domanda di trattrici è stata pari a 32 mila unità (+50% rispetto al 200&), e lì è lecito pensare entro il 2012 un parco macchine intorno al milione di veicoli.
Usa ed Europa spiccano per la loro quasi immobilità. In queste aree l'acquisto di macchine si configura come sostituzione di mezzi vecchi, mentre il saldo fra rottamazioni e acquisti è quasi in equilibrio. Sono ovviamente
anche qui i numeri a dimostrare tutto. Negli Usa esiste già un parco trattrici di circa quattro milioni e 800 mezzi. In Europa, si arriva addirittura a nove milioni e 300 mila veicoli; mentre nei prossimi cinque anni gli incrementi complessivi previsti non sono superiori al 7%.
Il ragionamento sulla meccanizzazione agricola quale strumento per individuare le aree agricole che stanno crescendo, non si ferma però qui. Occorre fare un passo in avanti. Nel mondo, infatti, esistono circa 27 milioni e 700 mila trattrici, ma il 41% è concentrato in Europa, il 26% nelle Americhe, il 29,5% in Asia, l'1,5% in Oceania e solo il 2% in Africa. A crescere di più sono non solo i mercati da scoprire per intero e non saturi, ma, soprattutto, quelle agricolture che ancora oggi devono fare i conti con tecnologie e impostazioni colturali ferme a qualche decennio fa, ma che rappresentano le vere risorse per la crescita della produzione di cibo in tutto il mondo.