I successi da trasferire alla imprese agricole
Traguardo comune appare essere l'assoluta necessità di assicurare cibo salubre e sano per tutti, compatibilmente con un'attenzione fortissima ai risvolti etici e ambientali della sua produzione, trasformazione e distribuzione. Traguardo non facile, quello di arrivare a sfamare tutti in modo sostenibile. Traguardo il cui raggiungimento, fra l'altro, non si scontra solamente con la globalizzazione, ma anche con le difficoltà quotidiane dell'agroalimentare e dell'agricoltura in particolare. Un'analisi di Nomisma è a questo proposito illuminante. Sul piano economico complessivo – spiega il centro studi bolognese proprio in vista di Fieragricola –, l'Italia agricola è nei primi posti nel panorama produttivo europeo con un valore aggiunto pari a 32,2 miliardi di euro (media ultimo biennio) e seconda solo alla Francia. Ugualmente siamo bravissimi a rendere sempre più compatibili con l'ambiente le nostre produzioni. Ma dal punto di vista del reddito prodotto dalle imprese, gli agricoltori italiani stentano ad emergere: nell'ultimo quinquennio quello delle aziende nostrane è sceso dell'1% mentre le concorrenti spagnole e francesi hanno totalizzato un +11% (e la media europea è cresciuta del 6%). Intanto, le ultime statistiche hanno fatto rilevare una ulteriore crescita dell'industria alimentare.
Insomma, se da un lato davvero l'agricoltura e l'agroalimentare nazionali conquistano primati in continuazione, hanno anche ragione i coltivatori a chiedere che i risultati positivi ottenuti siano trasferiti in maggior misura alle imprese agricole che spesso lavorano con remunerazioni al di sotto dei costi di produzione.