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I successi da trasferire alla imprese agricole

Andrea Zaghi domenica 26 gennaio 2020
L'agroalimentare in Italia vale un fatturato di 538 miliardi di euro e un valore aggiunto superiore di quattro volte alla filiera dell'automobile. Se si vuole ragionare davvero sul significato della lunga e complessa strada che percorre campi, industrie e commercio fino al consumo finale di prodotti alimentari, è possibile iniziare da questo dato elaborato da Coldiretti e da The European House - Ambrosetti. Ed è tutto sommato da qui che, con varie declinazioni, ci si incontrerà nell'edizione 2020 della Fieragricola di Verona (ancora oggi una delle massime espressioni di quell'agroalimentare nazionale che ci fa belli nel mondo). Ma è anche partendo da questo dato, seppur solo italiano, che è possibile capire meglio la portata del Manifesto per un'economia a misura d'uomo presentato al Sacro Convento di Assisi che impegnerà da qui in avanti un po' tutti.
Traguardo comune appare essere l'assoluta necessità di assicurare cibo salubre e sano per tutti, compatibilmente con un'attenzione fortissima ai risvolti etici e ambientali della sua produzione, trasformazione e distribuzione. Traguardo non facile, quello di arrivare a sfamare tutti in modo sostenibile. Traguardo il cui raggiungimento, fra l'altro, non si scontra solamente con la globalizzazione, ma anche con le difficoltà quotidiane dell'agroalimentare e dell'agricoltura in particolare. Un'analisi di Nomisma è a questo proposito illuminante. Sul piano economico complessivo – spiega il centro studi bolognese proprio in vista di Fieragricola –, l'Italia agricola è nei primi posti nel panorama produttivo europeo con un valore aggiunto pari a 32,2 miliardi di euro (media ultimo biennio) e seconda solo alla Francia. Ugualmente siamo bravissimi a rendere sempre più compatibili con l'ambiente le nostre produzioni. Ma dal punto di vista del reddito prodotto dalle imprese, gli agricoltori italiani stentano ad emergere: nell'ultimo quinquennio quello delle aziende nostrane è sceso dell'1% mentre le concorrenti spagnole e francesi hanno totalizzato un +11% (e la media europea è cresciuta del 6%). Intanto, le ultime statistiche hanno fatto rilevare una ulteriore crescita dell'industria alimentare.
Insomma, se da un lato davvero l'agricoltura e l'agroalimentare nazionali conquistano primati in continuazione, hanno anche ragione i coltivatori a chiedere che i risultati positivi ottenuti siano trasferiti in maggior misura alle imprese agricole che spesso lavorano con remunerazioni al di sotto dei costi di produzione.