“Un 2018 da record per Skoda”; Volvo che “batte ogni record”; la “grande performance” di DS; Audi che “conferma il ruolo di leader tra i marchi premium”; il “primato storico” per Suzuki; gli “ottimi risultati commerciali” di Citroen; quelli da “record storico” per Seat; Volkswagen che “cresce del 12,35%”; Opel in “continuo progresso”; il +70% di Jeep... È sempre curioso leggere i comunicati stampa con cui i marchi commentano la chiusura di un anno solare. Poi però vedi i dati del Ministero che certificano complessivamente immatricolazioni in calo del 3,1% rispetto al 2017; pensi ai 650 milioni di dollari che Fca dovrà pagare per il caso emissioni negli Usa; sommi i 678 milioni di euro di multa comminata dall'Antitrust ai principali costruttori; aggiungi – in generale – l'incapacità del mondo automotive di difendere i propri interessi (vedi ecotassa e affini). E allora intuisci che certi trionfalismi, magari, sono fuori luogo. O no?