Vite digitali. I social dove gli umani non sono più protagonisti
Partiamo da un fatto: ogni giorno di più sui social diminuiscono le persone che pubblicano contenuti mentre aumentano quelle che si limitano a guardarli. Tutto questo accade per diverse ragioni. Molti sono stanchi di certi meccanismi social, altri temono i giudizi e le liti, e altri ancora si allontanano perché i loro contenuti hanno sempre meno successo. Poi c’è lo strapotere dei video e non tutti li sanno fare. Uno dei risultati è che persino Facebook, che è il social più tradizionale, è ormai una piattaforma di esibizione.
Pochi fanno spettacolo e tutti gli altri guardano e a volte applaudono. Per non parlare di Instagram e TikTok che di fatto hanno sempre puntato tutto sull’immagine e l’intrattenimento. Così la maggior parte delle persone ormai usa i social come la TV di flusso. Passa il tempo a saltare da un contenuto all’altro (come chi salta da un canale all’altro col telecomando), mischiando temi e video diversi. Per alcuni esperti i social sono ormai la nuova tv. Il luogo dove perfino ci si informa tra una pizza da fare in casa e una ragazza che racconta dei propri problemi intestinali. Ci sono persino la brutta copia del Grande fratello e le dirette di due nonne che passano le serate a giocare insieme ai videogiochi di guerra, facendo stragi di nemici. La prossima rivoluzione social arriva dall’intelligenza artificiale. Su questo fronte è appena stato lanciato SocialAI, molto simile a X (l’ex Twitter) dove le persone che si iscrivono hanno soprattutto follower non umani, gestiti dall’intelligenza artificiale. Con una particolarità: a seconda del proprio grado di egocentrismo o di solitudine chi si iscrive può scegliere il suo tipo di follower: “sostenitori”, “nerd”, “scettici”, “visionari” e “ideatori”.
Ogni volta che l’utente umano pubblica qualcosa, scattano la reazione e i commenti dei follower robot. I giornalisti della rivista The Verge che l’hanno provato raccontano che i chatbot forniscono risposte non così diverse rispetto a quelle umane che possiamo trovare su Threads o X. «La differenza è che, per quanto ci abbiamo provato con diversi test, non abbiamo trovato interessanti i contributi dei follower AI». Un social dove comanda l’intelligenza artificiale e gli umani sono in minoranza è comunque una notizia. Soprattutto quando si scopre il business che muove SocialAI: per avere successo l’utente umano deve continuare a comprare follower, attenzione e visibilità. Insomma, deve spendere per far credere a se stesso che ciò che comunica abbia valore. E non è finita qui. In circolazione c’è anche Butterfly, che assomiglia a Instagram. Con una differenza sostanziale: quando ti registri, crei un personaggio AI, il quale inizia a generare foto e a interagire con altri account non umani da solo. Se pensate che siano solo degli esperimenti, sappiate che in una recente intervista Mark Zuckerberg, proprietario di Facebook e Instagram, alla giornalista che gli chiedeva come l’intelligenza artificiale avrebbe cambiato i social ha risposto che la parte creativa sarà sempre più appannaggio di creator comandati dall’intelligenza artificiale. E per non farci mancare nulla molti saranno repliche digitali di personaggi famosi in carne e ossa. Come potete intuire stiamo andando ben oltre il problema delle relazioni tra esseri umani mediate dal digitale. Qui in gioco c’è molto altro. Se la tendenza disegnata da Zuckerberg prenderà davvero piede, saremo infatti costretti in ruoli sempre più di secondo piano, dove la nostra creatività conterà sempre meno, con tutto ciò che ne conseguirà.