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I «Santi della porta accanto» la via della semplicità sa portare al cuore della verità

Salvatore Mazza sabato 4 novembre 2017
«Eh va bene, ma mica sono un santo!». Quante volte abbiamo pronunciato questa frase? In questa forma o nelle sue mille possibili varianti: è roba da santi, queste cose lasciamole ai santi eccetera eccetera. Frasi “difensive”, quasi a mettere una distanza, prima di tutto psicologica, a giustificare la nostra inevitabile imperfezione; oppure più spesso, forse, alibi al nostro non voler essere diversi da ciò che siamo, al non volerci neppure provare perché, in fondo, alla fine è più comodo, appunto, dire: «Eh, va bene, ma mica sono un santo!».
È la nostra piccola prospettiva umana. Perfettamente comprensibile. Però ne esiste anche un'altra, come papa Francesco ci ha detto nel giorno della festa di Tutti i Santi, ricordandoci come «oggi nel Vangelo Gesù si rivolge ai suoi, a tutti noi, dicendoci “Beati”. È la parola con cui inizia la sua predicazione, che è “vangelo”, buona notizia perché è la strada della felicità. Chi sta con Gesù è beato, è felice». Perché la felicità «non sta nell'avere qualcosa o nel diventare qualcuno, no, la felicità vera è stare col Signore e vivere per amore. Voi credete questo? Dobbiamo andare avanti, per credere a questo. Allora, gli ingredienti per la vita felice si chiamano beatitudini: sono beati i semplici, gli umili che fanno posto a Dio, che sanno piangere per gli altri e per i propri sbagli, restano miti, lottano per la giustizia, sono misericordiosi verso tutti, custodiscono la purezza del cuore, operano sempre per la pace e rimangono nella gioia, non odiano e, anche quando soffrono, rispondono al male con il bene».
Ecco allora le beatitudini. Che, attenzione, «non richiedono gesti eclatanti, non sono per superuomini, ma per chi vive le prove e le fatiche di ogni giorno, per noi. Così sono i santi: respirano come tutti l'aria inquinata dal male che c'è nel mondo, ma nel cammino non perdono mai di vista il tracciato di Gesù, quello indicato nelle beatitudini, che sono come la mappa della vita cristiana. Oggi è la festa di quelli che hanno raggiunto la mèta indicata da questa mappa: non solo i santi del calendario, ma tanti fratelli e sorelle “della porta accanto”, che magari abbiamo incontrato e conosciuto. Oggi è una festa di famiglia, di tante persone semplici, nascoste che in realtà aiutano Dio a mandare avanti il mondo. E ce ne sono tanti, oggi! Ce ne sono tanti. Grazie a questi fratelli e sorelle sconosciuti che aiutano Dio a portare avanti il mondo, che vivono tra di noi».
Molti santi, disse nel 2011 Benedetto XVI, «sono vere stelle nel firmamento della storia. E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono “indicatori di strada”, ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità».
Una prospettiva diversa, si diceva. Al punto da essere capace di smontare senza possibilità di appello tutti i nostri alibi, le nostre vigliaccherie quotidiane, piccole o grandi che siano. Perché alla fine è del tutto evidente che ogni cristiano può, anzi deve, essere quel «Santo della porta accanto» che ciascuno può incontrare e conoscere; che ognuno può, anzi deve, arrivare alla consapevolezza che sono i piccoli gesti quotidiani a trasformare il mondo. Che, insomma, non ci sono “cose da santi”, perché un sorriso, un gesto d'amore, un atto di misericordia sono alla portata di tutti. E sanno essere terribilmente contagiosi.