I “ritratti” di Sossio Giametta: dal suo amato Nietzsche a Cartesio
L'interlocutore si mostrò interessato, gradì l'omaggio del libro, e il giorno dopo volle riprendere la conversazione. Giametta si rese conto di avere davanti Pier Luigi Vercesi, il direttore di "Sette", il settimanale del "Corriere della Sera". Giametta è un conversatore affascinante (ne sono testimone), e Vercesi ne restò ammaliato al punto di invitare il filosofo ad andarlo a trovare a Milano. L'incontro milanese si concluse con la proposta di redigere per "Sette" una serie di ritratti di filosofi, con la raccomandazione di essere il più chiaro e divulgativo possibile, perché i lettori di giornale non digeriscono i mattoni. Una bella sfida, che Giametta accettò e vinse da par suo. Incominciarono dunque a uscire sul settimanale i ritratti di Nietzsche (da chi partire, se no?), Montaigne, Hegel, Spinoza (amatissimo da Giametta), Giulio Cesare Vanini, Kant, Francesco De Sanctis, Schopenhauer, Aristotele, Platone, Il Mago del Nord (Johann Georg Hamann), undici in tutto, opportunamente intervallati per non spaventare i lettori di Sette, che invece gradirono. Il dodicesimo ritratto, Cartesio, era già stato inoltrato, quando Vercesi, il 3 novembre 2016, telefonò a Giametta: "Purtroppo non ho buone notizie. Il nuovo azionista del Corriere mi ha chiesto di togliere tutti gli articoli molto culturali". La serie, dunque, rimase interrotta al numero undici. Da lì a poco Vercesi lasciò la direzione di "Sette", pur restando al "Corriere" come reporter.
I medaglioni giamettiani, Cartesio incluso, sono ora disponibili nel volume semplicemente intitolato Ritratti di dodici filosofi (Saletta dell'Uva, pagine 96, euro 10,00), che Giametta dedica a Pier Luigi Vercesi "che ha subìto la mia stessa sorte", spiegando nell'introduzione la genesi dell'iniziativa riassunta nelle righe precedenti.
Questo episodio "di costume" descrive bene le difficoltà della congiuntura giornalistica. Nessuna recriminazione, per carità. Giametta stesso, che è uomo di mondo, si rende conto che "contro gli ordini dall'alto, specie in questi tempi grami per la carta stampata, non si può fare niente". E i giornali bisogna pur venderli. Resta da chiedersi se l'offerta giornalistica deve limitarsi a recepire le richieste di un pubblico sempre più frastornato dai social, o se invece non si debba fare qualcosa per innalzare il livello dell'offerta. Un articolo filosofico, ogni tre o quattro settimane, ci potrebbe stare, almeno per quella frazione di lettori che non si accontentano delle paginate di sport e di wellness.
Quanto ai contenuti, si resta ammirati dalla capacità di Sossio Giametta di condensare in un articolo di giornale di 6.000-8.000 battute il pensiero di filosofi spesso impervi. Anche quando non si è d'accordo, la sintesi di Giametta è pur sempre un'ottima base di discussione. Valga per tutti l'esempio del ritratto di Cartesio non pervenuto ai lettori di "Sette". Il cartesiano Cogito ergo sum è sottoposto a rigorosa critica sulla scorta di Vico e di Nietzsche, e Giametta conclude: "Dalla palude in cui si era impantanato [della realtà e di tutte le cose di cui abbiamo le idee come cose reali, non si può non dubitare], Cartesio non si tirò mai fuori. Egli era, oltre che filosofo, scienziato, e lo scienziato, in realtà strumentalizzava il filosofo, secondo un trend che sarà di tutta la modernità". E, con Spinoza, "chi sogna può credersi sveglio, ma chi è sveglio sa di non star sognando e non può dubitarne".