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I raid oggi seminano morte, ma l'aereo ci rivelò la terra dal cielo

Maria Romana De Gasperi sabato 6 agosto 2016
Mettiti seduta al tuo tavolo, mi diceva don De Luca quando temevo di non saper riempire la pagina che mi ero proposta di scrivere quel mattino. Non è facile lasciare le proprie impressioni su un foglio di carta quando non si vede mai il viso di chi il giorno dopo, forse, leggerà ciò che vi ha lasciato. Sembra a volte di parlare con se stessi e in fine di meditare nel proprio silenzio i fatti che altri hanno promosso. Chi dipinge usa i colori al posto delle parole. Ma chi scrive difficilmente sfugge alla descrizione della verità, in particolare oggi quando le notizie riguardano fatti di dolore, di crudeltà, di morte. Le guerre sono davanti alla nostra terra e dividono il mare con noi anche se l'aria non ci porta il grido di chi muore, né quelli che chiamiamo con una parola asettica, i raid, rendono visibili ai nostri occhi le distruzioni di uomini e cose. Gli aerei, frutto della fantasia e della volontà dell'uomo quando voleva godere della stessa libertà degli uccelli e della vista del mondo dall'alto, se li usiamo oggi per lavoro o per piacere ci portano al di sopra dello spazio incolore delle nuvole e ci nascondono la terra. Ora affidiamo loro quelle che chiamiamo "azioni mirate", in realtà frutto di armi micidiali alle quali la nostra civiltà consegna il compito di mettere un fermo a una guerra di distruzione senza un futuro dichiarato, né certo. Com'è faticoso mantenere la pace e quali virtù ci vengono richieste per costruirla, per farne comprendere le ragioni e le necessità. Fa davvero pensare come il nostro mondo sul quale viviamo, fatto di terra e acqua non abbia mai avuto, per mano dell'uomo, una vera continua pace. Eppure la bontà, l'altruismo, l'amore ci danno ogni ora prova del loro operare. Operano in silenzio coloro che offrono la loro vita non solo in terre lontane dove non c'è sicurezza, né compenso, ma anche nelle parti più oscure delle città, dove si può morire dimenticati e soli. Papa Francesco ha voluto ancora una volta ricordare a noi tutti come la gioventù e l'innocenza possano scuotere ed essere visibili un giorno in una piazza che sembrava non avere confini. È un padre che cammina per le strade faticose, piene di sassi e di trabocchetti e porta sulle spalle i suoi figli per salvarli dalla furia dei torrenti, dal tremore dei terremoti, dalla paura del buio di un futuro ignoto. Quando la domenica dalla sua finestra ci chiede "pregate per me", è una domanda d'aiuto che grida al mondo di ogni credo e religione perché le ragioni del Dio di tutti riscaldino il cuore di ognuno.