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I nodi del commercio alimentare mondiale

Andrea Zaghi domenica 19 febbraio 2023
Nel mondo ci sono scorte di grano per 120 giorni complessivi, i quantitativi corrispondenti a 100 giorni risultano essere in magazzini collocati in Cina. L’indicazione è arrivata di Luigi Scordamaglia - consigliere delegato di Filiera Italia, intervenuto con Coldiretti in occasione della XI Cabina di regia per l’internazionalizzazione -, e dice tutto sugli squilibri del mercato agroalimentare mondiale oltre che sulle contraddizioni che il comparto sta vivendo. Perché, sempre di più, gli approvvigionamenti alimentari giocano un ruolo determinante per la stabilità geopolitica e per il destino di interi continenti. Quello del commercio alimentare mondiale, è così un nodo complicato e strategico per tutti. Con l’Italia in prima fila proprio sul fronte dell’export, che ha oltrepassato la soglia in valore dei 60 miliardi di euro, ma che deve fare i conti con un mercato non solo concorrenziale ma fortemente sleale. «In un mondo sempre più globalizzato sono i territori, le distintività, le eccellenze del nostro sistema produttivo che competono a livello globale e non si può prescindere da un livello di sicurezza garantita, di sovranità di beni essenziali a cominciare da quelli agroalimentari insieme a quelli energetici, farmaceutici, di materie prime rare», ha ricordato sempre Scordamaglia aggiungendo come di fronte al nuovo primato delle esportazioni, ci sia stando a stime Coldiretti un valore doppio (120 miliardi) prodotto dal falso Made in Italy alimentare. Un’aberrazione commerciale che va contrastata, secondo i produttori, con tutti i mezzi possibili, anche perché mette a rischio la sicurezza alimentare sotto molteplici aspetti. Controlli e regole severe, dunque. A tutela anche delle imprese che, come ha ricordato Cia-Agricoltori italiani, è dovuta ad aziende che «continuano a dimostrare di essere pronte e capaci di affrontare le sfide dei mercati internazionali sebbene vivano una fase molto difficile, sfiancate dai rincari e dagli effetti di guerra e cambiamenti climatici». Questione anche di reputazione e di potenzialità inespresse, come ha sottolineato Confagricoltura, commentando il programma per l’internazionalizzazione approvato dalla Farnesina, ma ricordando che tutto diventa ogni giorno più difficile con uno «scenario economico per l’anno corrente reso complesso dall’inflazione, dal rallentamento economico, dall’aumento dei tassi di interesse». E senza dire delle condizioni di incertezza legate alla guerra in Ucraina. Equilibri da conquistare, dunque, ma anche da difendere. E non solo per quanto riguarda i prodotti tipici. © riproduzione riservata