I missionari, le vigne e le lezioni del cibo
Un'apertura come quella che fra i nostri confini è già l'integrazione alimentare, ovvero l'utilizzo delle materie prime dei nostri chilometro zero per realizzare le ricette di altre culture che non da oggi abitano il Bel Paese e lo contaminano, positivamente. Ma se da un lato la nostra storia, che ha prodotto anche economie alimentari nel mondo (pensiamo a tutta la cultura del caffè o del cioccolato) è stata di apertura, prima della cosiddetta globalizzazione, oggi ci troviamo in un momento difficile e contraddittorio con il timore che altri muri vengano issati, mettendo in ginocchio la nostra economia. Ed è proprio il settore alimentare quello che soffrirebbe di più se gli Usa dessero seguito alla minaccia dei dazi sui nostri vini, formaggi, salumi, oli. Sarebbe disastroso per l'economia di tante aziende, dietro alle quali ci sono famiglie e posti di lavoro. Ma si innescherebbe anche una gara senza fine a produrre i sostitutivi del Grana o del Prosciutto: un'infida imitazione. E qui mi sono ritornati in mente i missionari che sono abitanti di quel mondo che è un puzzle di connessioni. Se salta una tessera viene minacciata la pace, che c'entra anche coi cambiamenti climatici e con le sue conseguenze. Da questo punto di vista è la Chiesa, in questo momento, la mente più lucida che ha presente tutti i fattori in gioco. E anche per la politica, credo, possa essere un efficace punto di paragone per comprendere una direzione.