I giornalisti nel tempo della Rete e la comune responsabilità digitale

In un caso si ricorda che, attraverso la Rete, è di gran lunga maggiore il rischio che «un'informazione falsa» si diffonda «al punto da apparire autentica»; in un altro, si evidenzia che è specialmente sul web che si riscontra l'uso di un linguaggio «violento e spregiativo, con parole che feriscono e a volte distruggono le persone». Entrambi questi fenomeni hanno a che fare con il fatto che, come sottolinea Francesco citando Benedetto XVI, «nell'era digitale» tutti, e non solo i professionisti, sono «attori» della comunicazione: «Nel male come nel bene il nostro comportamento ha un influsso sugli altri».
Così il riferimento del Papa alla «grande responsabilità» che incombe su noi giornalisti a motivo del «ruolo indispensabile» che ricopriamo si allarga, implicitamente a tutti quanti oggi, attraverso la Rete, partecipano di questo ruolo, anche solo perché condividono sul gruppo WhatsApp della parrocchia una notizia, un bisogno, una preghiera. La regola per calibrare il linguaggio Francesco la trae da Francesco di Sales, ma potrebbe finire dritta nei nostri galatei social: «Usare le parole come il chirurgo usa il bisturi».