Il valore aggiunto di una serie come I fantastici 5, il mercoledì in prima serata su Canale 5, è il trattare storie di atleti paralimpici senza retorica o buonismi. Per il resto, si sa, ci sono «valori che solo lo sport riesce a regalare», come scriveva Tiziana Lupi nel presentare su queste pagine la serie prodotta da Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con RTI, per la regia di Alexis Sweet e Laszlo Barbo con protagonista Raoul Bova, che interpreta Riccardo Bramanti, un allenatore alle prese con due figlie adolescenti che dopo la morte della madre, da cui Riccardo aveva divorziato, sono tornate a vivere con il padre. Ma soprattutto il coach è alle prese con validissimi atleti disabili immersi però nei loro problemi personali e medici, in vicende amorose e legali e alla continua ricerca della propria identità: Greta (amputata), Christian (in sedia a rotelle), Elia (cerebroleso) e Marzia (cieca). Insieme a loro c’è anche Laura, con la protesi a una gamba, appena arrivata al Centro sportivo della Nova Lux di Ancona, di cui l’allenatore intuisce subito le potenzialità. Si tratta quindi, nella loro pratica sportiva, di quattro atleti superstar e di una giovane promessa. Mentre per Riccardo è l’occasione che stava aspettando per rilanciarsi ad alti livelli. Se I fantastici 5 ha un limite, almeno stando alla prima delle otto puntate previste, è quello di forzare troppo sulla caratterizzazione dei personaggi, sulla scontrosità e il senso di rivalsa di alcuni e sul cinismo di altri. C’è anche un po’ troppa pubblicità interna, a partire da una nota azienda di abbigliamento sportivo. I fantastici 5 resta comunque un prodotto altamente valido per i valori che propone a cui, oltre a quelli accennati, vanno aggiunti senz’altro l’amicizia e la ricerca della felicità («C’è un solo modo per vincere - dice Riccardo -: essere felici»).
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