Oltre un miliardo di danni. A tanto ammonta il bilancio – negativo – che l'ultima ondata di maltempo ha provocato in agricoltura. È la dimostrazione – se ve ne fosse ancora bisogno – che questo settore da un lato è in grado di produrre qualità, innovazione e occupazione, ma dall'altro, continua a essere fragile e sottoposto ai voleri del clima oltre che a quelli dei mercati. E, in effetti, così non può che essere visto che buona parte della produzione agricola nazionale continua a essere ottenuta a cielo aperto.A far di conto sulla situazione è stata la Coldiretti, che spiega: «Le tempeste estive, che con trombe d'aria, nubifragi e grandine hanno colpito a macchia di leopardo il Nordovest d'Italia, hanno fatto salire a oltre un miliardo il conto dei danni provocati all'agricoltura dall'andamento climatico anomalo del 2013, tra perdite e maggiori costi». Da qui la richiesta dei coltivatori di «verificare le condizioni per dichiarare lo stato di calamità nei territori colpiti dall'ondata di maltempo che, con manifestazioni improvvise e violente, si è abbattuta sul Piemonte, la Liguria e la Lombardia, ma anche in alcune zone della Toscana e dell'Umbria». E basta qualche esempio puntuale per capire le dimensioni del problema. Nel Pavese e tra Milano e Varese, sono stati numerosi gli alberi divelti, i campi di mais spianati dalla furia del vento che ha scoperchiato anche serre e danneggiato impianti fotovoltaici. Ma anche in Piemonte, nell'Alessandrino e nell'Astigiano – precisa la Coldiretti – si stanno valutando i guasti subiti dai vigneti di Brachetto e delle altre pregiate varietà della zona, mentre in Liguria sono sotto osservazione gli effetti delle trombe d'aria sulle serre dell'Imperiese.Il bilancio? È ancora difficile rispondere, ma secondo Coldiretti «interi raccolti sono stati spazzati via dalla furia del vento, dalla pioggia e dalla grandine». Per l'organizzazione degli imprenditori agricoli «l'ennesima ondata di maltempo conferma un 2013 caratterizzato nelle campagne dal ripetersi di eventi estremi, con sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi e intense dopo una primavera estremamente piovosa, soprattutto al nord». Si tratterebbe, dicono ancora i tecnici dell'organizzazione agricola, degli effetti dei cambiamenti climatici con i quali è costretta a convivere l'agricoltura. Una situazione che evidentemente complica la vita agli agricoltori e alle loro imprese e che solo in parte viene compensata dalle assicurazioni (quelle contro i danni da grandine sono fra le più antiche del comparto), oppure da stanziamenti d'emergenza da parte delle istituzioni.Ma, a ben vedere, sta proprio nella particolare natura delle condizioni della produzione, ciò che differenzia l'agricoltura dal resto dei comparti del sistema economico. Produrre tipicità e qualità alimentari, comporta cioè una dose di rischio maggiore rispetto ad altre modalità produttive. Una condizione di cui occorre tenere conto.