«La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire». Questa frase venne pronunciata da Albert Einstein alla conferenza sul disarmo che si tenne a Ginevra nel 1932. Novant'anni dopo sempre in Svizzera, a Nyon, l'assemblea della Uefa, causa la guerra russo-ucraina ha cancellato la finale di Champions League dalla sede designata di San Pietroburgo. E ieri, a Losanna il Tas ha depennato la Russia dai Mondiali di calcio del Qatar. Il pallone non è esentato dai venti di guerra che spirano fino a noi. Ci sarebbero infatti delle squadracce bulgare, filo-Putin, pronte a marciare su Roma per unirsi agli ultrà gemellati della Lazio. Un “rave noir” di teste matte che, evidentemente, prendendo spunto dalle gesta dei neonazisti veronesi (vedi striscione anti-Napoli e il Bentegodi che resterà chiuso per un turno alla maggioranza dei tifosi civili dell'Hellas) avrebbero pensato di fare le loro esercitazioni di guerriglia urbana in occasione del derby Roma-Lazio di domani. Menti perdute che vivono in un universo parallelo e cavalcano la loro tigre senza aver mai letto Evola. Obiettivo: creare uno stato di terrore. Per fortuna il calcio vero e sano, si muove ancora in direzione ostinata e contraria. C'è in corso un campionato della solidarietà che non prevede classifiche, però la Juventus, sbertucciata in Champions dal Villarreal, qui fa la sua bella figura. Venerdì scorso il club bianconero ha fatto partire una piccola carovana di pullman pieni di viveri e farmaci, destinazione Zahony, località ungherese al confine con l'Ucraina. Qui sono stati assistiti 80 profughi, in prevalenza bambine e bambini, molti dei quali delle scuole calcio di Kyev e Kharkiv. Tra le decine di buone azioni come questa, segnaliamo quella dell'ex bomber pasionario di Ternana, Messina e Atalanta, Riccardo Zampagna. Riccardone è uno degli uomini di calcio più generosi che abbia mai conosciuto, e anche in queste giornate campali si sta distinguendo con Matteo. Un bimbo ucraino di 4 anni, arrivato a Terni da Leopoli insieme alla madre – il papà è rimasto a fare la resistenza in patria – per raggiungere la nonna che da tempo vive e lavora nella città umbra, e come tanti del suo paese si occupa dei nostri anziani. Appena saputo dell'arrivo di Matteo, Zampagna lo ha chiamato nella scuola calcio Asd San Giovanni Bosco. Matteo a Leopoli praticava il nuoto, ora a Terni andrà all'asilo e darà i primi calci con i piccoli amici del San Giovanni Bosco, in attesa che arrivi anche suo padre e che torni la pace. Restando a Terni, i cugini di Zampagna si danno un gran da fare anche sul fronte disoccupazione. Oggi la Ternana del presidente Stefano Bandecchi aprirà i cancelli dello stadio Liberati a quei tifosi rimasti senza lavoro: con 2 euro potranno comprare il biglietto e assistere alla partita delle Fere contro l'Alessandria. A volte, dove c'è calcio c'è speranza.