Ci sono dei calciatori rari, che, pur non essendo dei fuoriclasse, rimangono per sempre nel cuore della Curva. Riccardo Zampagna, ovunque abbia giocato da Messina a Bergamo, ha lasciato un segno indelebile nel cuore dei tifosi. "Riccardo cuor di pallone" è stato un bomber da sangue e sudore, votato al gioco, non al denaro, ma all'amore per il gioco. Sguardo sempre fisso al cielo a ricordare papà Ettore, Zampagna, è un ternano verace, di Borgo Rivo, un simbolo, in campo, di ciò che resta della working class italiana. «Devo tutto a mio padre Ettore, il mio primo tifoso, se non sono finito come lui, operaio alla catena delle Acciaierie di Terni». Riccardo ha fatto tutto "a rovescio": centravanti part-time nei dilettanti alla Narnese, tappezziere di giorno, allenamenti serali, le partite alla domenica. E quando ormai sembrava tardi per sfondare e "scarso" per meritare il calcio che conta, a forza di sportellate, colpi di testa e rovesciate a rete si è guadagnato il rispetto, e la Serie A. Stessa sorte per Christian Riganò: faceva il muratore ma a suon di gol, dai dilettanti - a 32 anni, quando ormai non ci credeva più nessuno - è sbarcato in Serie A con la Fiorentina. Avrebbe meritato stessa sorte Gaetano Prisciandaro: oltre 300 reti segnate, in tutte le categorie, ma oggi per campare fa il barista. Magari stasera Christian e Riccardo si ritrovano al bar di Gaetano: è lì che se la cantano e se la suonano i "cugini di Zampagna".