I cristiani e quel rimboccarsi le maniche per aiutare il Paese
Essere cristiani oggi non è facile. Demandare a chi abbiamo promosso nella vita politica a decidere per noi, non ci esime dal seguire, interpretare e soprattutto intervenire quando è possibile nelle decisioni che non ci sembrano giuste per la libera strada della nostra vita. Non è certo facile capire dagli articoli dei giornali cosa in realtà si sta decidendo per la nostra vita. Immagino cosa può interessare alla donna che esce al mattino, accompagna i figli a scuola e raggiunge il suo posto di lavoro dopo aver fatto la fila alla fermata dell'autobus, un titolo come: «La Corte Costituzionale incrina il Jobs act». Allora di nuovo mi chiedo non cosa fanno i giornalisti, ma i nostri deputati che dovrebbero portare il popolo a votare con conoscenza dei problemi. E noi che non siamo chiamati a tanto abbiamo lo stesso compito di chi abbiamo promosso deputato o ministro nel seguire il loro lavoro. Tutto questo con la nostra capacità di critica e di attenzione. In questo tempo bisognerà saper accettare anche i sacrifici affinché non ricadano sul tempo dei nostri figli. Seguire il lavoro di un governo come il nostro dove è ogni giorno evidente la difficoltà di prendere decisioni condivise ed esporle poi agli elettori come la strada migliore non è sempre rassicurante. Il nostro Paese ha bisogno di una pace interna costruttiva in modo da trattenere in patria le grandi imprese attirate da interessi esterni. All'inizio della nostra nuova e libera vita politica De Gasperi allora presidente del Consiglio si era rivolto al popolo italiano con le note parole: «Diamoci la mano...». Forse ancora questa è la strada da seguire.