I CHIODI DELLA NAVE
abba', ossia a un "padre" spirituale, bensì a un' 'amma', cioè a una "maestra", una guida femminile, l'eremita Sincletica. La sua è un'immagine immediata: una nave è tenuta insieme nelle sue doghe, nei suoi pianali, nei suoi alberi da una serie di chiodi robusti, altrimenti è destinata a sfasciarsi alla prima navigazione tempestosa. Fuor di metafora, per Sincletica l'umiltà è simile ai chiodi: essa tiene insieme la vita spirituale di una persona. Così, vorrei qui sottolineare due aspetti del "chiodo" dell'umiltà. Il chiodo è piccolo rispetto alle assi e al legname, eppure è decisivo. La virtù è sempre qualcosa di modesto e nascosto, non ama svelarsi nella sua realtà più intima, ma deve penetrare in profondità. Tutte le virtù non si ostentano ma si praticano. C'è poi un'altra qualità del chiodo: è duro e resistente, penetra nel legno che è più molle. Così è per l'umiltà che esige esercizio severo, fatica, lacerazione nelle abitudini e soprattutto un ingresso deciso nella carne morbida del nostro orgoglio, di un io che cresce a dismisura e che è, però, inconsistente, fatuo e appariscente. E trafiggendolo, lo fa sanguinare.