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I campi tornano a dare lavoro

Vittorio Spinelli sabato 24 giugno 2006
L'agricoltura torna a dare lavoro. Ma l'agricoltura perde imprese, anche nelle aree più ricche e di pregio dello Stivale. Non si tratta di notizie contraddittorie, ma di due aspetti di una stessa situazione. L'agricoltura cambia ma, tuttavia, in maniera diversa a seconda dell'area presa in considerazione e che lancia nuove sfide. Partiamo da qualche dato statistico. Nel primo trimestre del 2006, è stato registrato un aumento record del 15,1% dei lavoratori agricoli dipendenti. Mentre la crescita dell'occupazione generale è stata del + 1,7%, quella relativa all'agricoltura ha compiuto un balzo in avanti da 365mila a 420mila persone con - appunto - un tasso del 15,1%. Intanto però, nello stesso periodo è stata osservata una flessione dell'occupazione indipendente del 3,1%. In questo modo, il risultato complessivo del settore è di 910mila occupati in più con un incremento del 4,5 per cento. Un dato che - in ogni caso - non può che essere positivo, ma che deve far pensare.
Da una parte, infatti, la crescita occupazionale che si è verificata è anche la dimostrazione dell'impegno delle imprese agricole nel continuare il percorso di trasparenza dei rapporti di lavoro intrapreso negli ultimi anni. Il lavoro nero finalmente emerge e viene sanato. Dall'altra, evidentemente, la necessità di manodopera agricola potrebbe essere aumentata. Dall'altra ancora, il calo dei lavori autonomi indica solamente una cosa: il comparto ha continuato a perdere imprese. Certo - come ha fatto rilevare anche Coldiretti - dopo un anno caratterizzato da una riduzione nei redditi e nelle produzioni agricole, le rilevazioni del 2006 evidenziano che, con quasi un milione di occupati, in agricoltura il lavoro c'è. Probabilmente anche per i giovani. Intanto però, le molteplici facce agricole del Paese non mancano di sorprendere. Se, quindi, gli ultimi dati Istat possono farci almeno ben sperare, altri dati, relativi ad una delle regioni agricole per eccellenza d'Italia - come la Toscana - rischiano di mortificare i buoni propositi. Nel corso dell'ultimo decennio, infatti, solamente in provincia di Firenze sono sparite oltre 2mila imprese per circa circa 40mila ettari. Certo, Firenze continua ad avere un ruolo di primo piano per la produzione di vino e olio e
per gli agriturismi con il 20% della ricettività regionale
e oltre 6mila posti letto. Ma altri dati devono far preoccupare. Come quello dell'età media degli agricoltori (56 anni), accompagnata da una bassa percentuale di manodopera offerta dai giovani sotto i 40 anni (solo il 16% del totale) e dalle limitate dimensioni aziendali (14 ettari). Insomma, l'agricoltura italiana è anche questo: grandi performance occupazionali e produttive accanto a situazioni critiche e di abbandono. Colpa probabilmente anche del territorio vario, del clima diverso e incostante, della storia agricola locale che ha condotto a traguardi così distanti. Ma la sfida per tutti è una sola: riportare il settore entro canoni di sviluppo il più possibile certi e diffusi.