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I 75 anni della Repubblica non per tutti sono una notizia

Umberto Folena giovedì 3 giugno 2021
Che strano 2 giugno per i quotidiani italiani. La Festa di una Repubblica che compie 75 anni vive di scelte opposte, dalle quattro pagine di sovracopertina della "Stampa" alla sola vignetta del "Corriere", peraltro in buona compagnia. "Repubblica" (2/6) affida a Ezio Mauro un lungo racconto dal titolo: «Il primo giorno della Repubblica», che male non fa, in questi tempo di oblio, perfino di disprezzo per la storia: «Dai primi dati balza in testa la scelta monarchica, perché le zone scrutinate sono quelle del Sud, e nell'ansia si gonfia la leggenda che Romita (ministro socialista dell'Interno, ndr) abbia nel cassetto un milione di voti prefabbricati e pronti. È una sciocchezza tecnicamente impossibile».
La potenza delle leggende è ribadita proprio dal bisogno pressante, a 75 anni di distanza, di smentirle, come fa sulla "Stampa" (2/6) Fabio Martini parlando del recente libro di Federico Fornaro: «Nessun broglio nel referendum, la manipolazione era impossibile», lo dice la scienza. Tutto opposto il parere di Paolo Becchi e Giuseppe Palma ("Libero", 1/6, titolo: «2 giugno poco sentito»): «Ma cosa stiamo festeggiando? (...) La Repubblica nacque su una mezza truffa e quindi non si vede cosa ci sia oggi da festeggiare». Rispunta il fantasma del ministro Romita: «C'è chi afferma che abbia sostituito un numero sufficiente di schede ufficiali con schede false già segnate in favore della Repubblica». C'è poi la questione delle schede non valide, di quelle bianche, del quorum... Una querelle infinita. Chi potrebbe contribuire a unire e non a dividere è il Milite Ignoto, a cui Fausto Biloslavo ("Giornale", 1/6) dedica un bel servizio in occasione dei cento anni del suo collocamento all'Altare della Patria: «Non è né di destra né di sinistra. Si tratta di un simbolo che rappresenta tutti i caduti e i dispersi in guerra italiani (...). Il Milite Ignoto è un soldatino senza nome, simbolo di piccoli e grande eroi che, non solo in guerra, hanno combattuto e combatteranno per rendere migliore il Paese che amiamo, l'Italia». Così sia.