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“Ho preso un granchio”, l’autoironia di giovani malati

Andrea Fagioli sabato 23 novembre 2024
Sulla piattaforma di Mediaset Infinity, dopo un lancio anche su La 5 e Cine 34 (canali del gruppo sul digitale terrestre), sono disponibili, arricchiti da contenuti extra, i sette brevi episodi della webserie Ho preso un granchio. Si tratta di una sitcom promossa dal Progetto giovani dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, sostenuta da Mediafriends, scritta, diretta e interpretata dagli adolescenti in cura nella struttura milanese, con la supervisione di un team di professionisti (la regia è di Davide Stecconi) e prodotta dalla onlus Fondazione Bianca Garavaglia Ets. Da tempo la tv ha sdoganato la malattia. Lo ha fatto con fiction come Braccialetti rossi (Rai 1) o La linea verticale (Rai 3 e Netflix), ma soprattutto con alcuni docu-reality di ottimo livello: da Kemiomiche di Tv2000 a I ragazzi del Bambino Gesù e Dottori in corsia (entrambi su Rai 3). Ma nel caso di Ho preso un granchio lo fa con una ulteriore massiccia dose di autoironia, a partire dal titolo stesso della serie (granchio/cancro); lo fa con giovanissimi pazienti oncologici in grado di prendersi in giro anche in modo dissacrante, ma sempre sincero e intimo, pieno di forza e fragilità. Perché oltre alla malattia c’è la vita di ognuno di loro, fatta di momenti di divertimento, di battute, di amicizia e condivisione, amore e sogni. In oltre un anno e mezzo di lavori, 25 ragazzi (tutti tra i 15 e i 24 anni) si sono improvvisati, come detto, scrittori, sceneggiatori e attori, creando e interpretando i loro personaggi (il latin lover, l’influencer, il menestrello, l’agofobico, il Valigia, Biancaneve, la problem solver…) e scegliendo i temi delle diverse puntate. Argomenti che toccano i ragazzi da vicino, che rappresentano la loro quotidianità, che nella vita del giovane paziente sono quelli più presenti, ma ai quali spesso non si pensa o di cui è comunque difficile parlare. Ognuno degli episodi, girati all’interno dell’ambulatorio di oncologia pediatrica dell’Istituto milanese, è infatti incentrato su uno di questi temi che caratterizzano la vita in ospedale, dall’arrivo della ragazza viziata alla festa segreta alle spalle dei medici. È così che ci sono giovanissime che ironizzano sulla perdita dei capelli («pelata come una patata»), oppure il ragazzo amputato che balla su un piede solo tenendo in mano la protesi o chi invoca «la rivolta dei giovani tumorati». In due di questi episodi c’è la simpatica incursione di Aldo, Giovanni e Giacomo, che aggiungono ovviamente professionalità, ma anche sana comicità, evocando tra l’altro uno dei loro film più noti: Tre uomini e una gamba. In definitiva, Ho preso un granchio rappresenta un ottimo modo per accendere l’attenzione sui giovani pazienti oncologici, per migliorare la loro qualità di vita anche attraverso la possibilità di esprimersi nelle forme più amate dai ragazzi come appunto le webserie. © riproduzione riservata