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Ha ragione il collezionista Saatchi: l'arte d'oggi è ormai incomprensibile?

Alfonso Berardinelli sabato 7 gennaio 2012
Alba e tramonto dell'estetismo, dal secondo Ottocento a oggi. Che cos'è stato l'estetismo? Culto dell'arte e della bellezza, cultura del gusto e dell'individualità, rifiuto della produzione di massa che ha invaso la società moderna da quando l'industria ha sostituito il lavoro artigiano. E' con la seconda metà dell'Ottocento, dopo Baudelaire e Théophile Gautier, con William Morris, Walter Pater, Oscar Wilde e i Preraffaelliti che la difesa della bellezza divenne critica della società borghese e della modernità. L'estetismo si mescolò con il socialismo, l'individualismo ribelle e idiosincratico di scrittori e artisti si contrappose all'individualismo gretto e mercantile dei borghesi.
E oggi? Riemerge lo scontro fra l'idea che le opere d'arte sono artigianato e devono essere fatte con le proprie mani, e l'idea che invece l'arte è invenzione mentale, pensiero, concetto, mentre l'esecuzione materiale (o la produzione quantitativa) va affidata a squadre di assistenti. Qualcuno si chiede se l'esecuzione manuale garantisca di per sé la bellezza e l'originalità delle opere. Ma è chiaro che garanzie preliminari di riuscita in arte non ce ne sono. Se l'arte sperimentale avesse avuto il coraggio di scartare gli esperimenti falliti, non saremmo asfissiati da mostre internazionalmente prestigiose che espongono campioni di bruttezza (artigianale) e di stupidità (concettuale). In Inghilterra è in corso uno scontro tra il settantenne David Hockney (a favore di chi lavora artigianalmente) e il quarantenne Damien Hirst (la cui sovrapproduzione in équipe punta al mercato). Intanto Charles Saatchi, conosciuto come «il più influente e spregiudicato» collezionista di arte contemporanea, ha scritto sul "Guardian" che non ne può più: l'arte di oggi mette in imbarazzo per la sua incomprensibilità, ma nessuno se ne accorge, né il pubblico né i critici né gli organizzatori di mostre. I nuovi esteti sembrano ormai dei conformisti sociali e dei gretti mercanti. Nel mercato dell'arte ciò che manca è l'arte.