Per una sintesi ideale della giornata di ieri (25/2), in cui i quotidiani più diffusi dedicano all'invasione dell'Ucraina dalle 17 alle 23 pagine, basta mettere in fila i titoli dei tre commenti di prima pagina del “Corriere”: «Sfida a noi tutti, sapremo reagire?, le armi spuntate». Le notizie riportate dal fronte sono tragiche e assai simili. Ma avventurandosi tra le decine di pagine, con il serio rischio di smarrirsi, emerge una chiave di lettura forse sottovalutata, perché costringe a fare i conti con la presenza dell'irrazionale nelle azioni umane. È quella proposta senza mezzi termini da Anna Zafesova sulla “Stampa”, ben riassunta nel titolo: «Vladimir il folle (...) lo zar è consumato dalla paranoia»; cita Milos Zeman, presidente ceco: «Avevo detto che i russi non erano pazzi... ammetto che ho avuto torto... i folli vanno messi in isolamento». Escludiamo che si siano messi d'accordo. Ma di “paranoia” parla anche, nell'intervista di Rosalba Castelletti (“Repubblica”, titolo: «È pazzo, vuole dominare il mondo»), il dissidente Lev Ponomariov che, a 80 anni, dovrebbe aver imparato a pesare le parole: «I nostri dirigenti hanno una mentalità paranoica in cui si incardinano due idee: che l'Ucraina non deve esistere e che la Russia deve dominare, se non tutto il mondo, almeno una parte. Possono trascinarci in una terza guerra mondiale». Se non bastasse, Beppe Severgnini (“Corriere”) intervista una conoscitrice profonda del mondo russo, Anne Applebaum, che così parla di Putin: «Sembra ossessionato e pieno di odio (...). Non so di che cosa abbia paura, se della morte o di perdere il potere (...). Oggi sembra un uomo malato, disturbato». E poi: «Follia russa» è il titolo del “Giornale”. E un'altra mente critica e lucida, come Slavoj Zizek, scrive sul “Fatto”: stiamo tornando alla guerra fredda? No, «sta accadendo qualcosa di molto più folle: non una guerra fredda ma una pace calda, una pace che assomiglia a una guerra ibrida permanente». Ovvero cronica.