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Gregoriano: parola, musica, preghiera Con Fulvio Rampi i gioielli delle Messe

Andrea Milanesi domenica 20 maggio 2012
«Cantando il gregoriano nelle calme e accoglienti proporzioni di grandi o piccole architetture romaniche, si svela a poco a poco un mondo mirabile a misura umana e celeste, in cui la melodia, l'architettura e le forme sembrano prender vita dalla stessa sorgente...». È questa la grande lezione artistica e spirituale di cui i Cantori gregoriani hanno fatto esperienza in oltre venticinque anni di carriera; già, perché non esiste repertorio in cui il nesso tra musica, liturgia e testo sia così stringente e ultimamente definito da un'unica matrice come quello gregoriano, dove canto e preghiera si fondono in una sola voce.Nato nel 1986 presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Milano per iniziativa del suo direttore, Fulvio Rampi, nel corso del tempo il gruppo dei Cantori si è distinto per un'intensa e apprezzata attività discografica che è ultimamente culminata nel progetto intitolato Messe gregoriane, all'interno del quale sono state raccolte cinque tra le messe più note della sterminata letteratura gregoriana dell'Ordinarium – incentrata sulle cinque parti fondamentali a testo fisso di ogni "ordinaria" celebrazione eucaristica (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei) – ognuna delle quali è destinata a precisi tempi liturgici o a festività specifiche: dalla Missa de angelis (VIII) e dalla Missa «Cum iubilo» (IX) per le festività mariane alla Missa «Lux et origo» (I) per il tempo pasquale, alla Missa XI per le domeniche ordinarie e alla Missa XVII per le domeniche di Avvento e Quaresima (cd pubblicato e distribuito da Edizioni Paoline). Si tratta di musiche concepite in un ampio lasso di tempo e per questo caratterizzate da identità e sfumature differenti destinate a portare in primo piano la sorprendente varietà di un repertorio che, come ha giustamente sottolineato lo stesso Rampi nelle note di copertina del disco, è stato penalizzato dalla mancanza di «una lettura storicamente contestualizzata di forme, stili e moduli compositivi che, nel corso di molti secoli, hanno formato lo sconfinato quanto multiforme tesoro della monodia liturgica»; una lacuna che i Cantori gregoriani, musicisti al servizio della Sacra Parola, stanno cercando di colmare con passione, competenza e l'alto livello delle loro esecuzioni.