Una delle più belle città della storia e del pianeta, la città dai mille splendori che ha meritato il titolo di “Serenissima”. È così che Stanotte a Venezia (martedì in prima serata su Rai 1, quarto capitolo della serie dopo il Museo Egizio di Torino, Firenze e San Pietro) corre il rischio di rendere la finzione migliore della realtà o piuttosto la realtà peggiore della finzione. Venezia, infatti, è assediata da un turismo mordi e fuggi che viaggia intruppato tra le calli con gli occhi incollati, anziché alle bellezze artistiche, alle vetrine dei negozi globalizzati. I veneziani non ci sono più. I “mangifici” hanno la meglio sulle chiese. Andare in laguna oggi è come andare a Gardaland. Ben venga allora Alberto Angela con la sua grande corte di autori e tecnici a renderci almeno nella finzione televisiva la bellezza di una città da sempre romantica e da sogno nell'immaginario collettivo. E a proposito di finzione, non si può più nascondere che i lavori di Angela figlio (mentre il padre Piero torna a 88 anni mercoledì prossimo con un nuovo ciclo di Superquark) si connotino sempre più come film veri e propri più che documentari. Non è un caso che in Stanotte a Venezia siano coinvolti attori come Lino Guanciale nel ruolo di Giacomo Casanova, oltre a Giancarlo Giannini, già presente in altri Stanotte a..., qui nel ruolo di un altro veneziano famoso: Carlo Goldoni. Ma forse i programmi di Angela contengono ormai un po' tutti i generi televisivi, compreso il talk show e lo spettacolo. Solo così si spiegano ospiti come l'astronauta Luca Parmitano, primo italiano a effettuare una passeggiata spaziale rischiando la vita per un problema alla tuta, o il violinista Uto Ughi che suona splendidamente Vivaldi in un rinnovato e deserto Teatro La Fenice. Resta, ovviamente, anche l'aspetto divulgativo, sempre valido, attraverso il quale si può apprendere che la Pala d'oro sopra l'altare con le reliquie di San Marco fu salvata dalle razzie di Napoleone con una semplice bugia linguistica. All'imperatore fu detto che il paliotto in oro, argento e pietre preziose era “vero”, che in veneziano significa “vetro”. Insomma gli venne fatto credere che la Pala d'oro fosse un'imitazione. Interessante anche il complesso meccanismo per eleggere il Doge a suon di “ballotte” e pertanto di... ballottaggi.