GRATITUDINE PER LE RAGAZZE
Strabiliante metamorfosi, in effetti. Lo spostamento istantaneo e definitivo del baricentro fuori di te - io appena "cesarizzata" che in clinica, tra il panico delle infermiere, arrancavo fino alla nursery per ricongiungermi a quel pezzo di me.
Una ragazza che diventa mamma ha bisogno anzitutto di gratitudine. Serve anche molto altro: lavoro, investimenti per la famiglia (siamo ultimi in Europa con il 2 per cento del Pil), servizi (solo 3 bambini su 100 trovano posto nei nidi).
Ma niente può sostituire la potenza dello sguardo grato: ragazza, hai rinnovato il miracolo. Ragazza, sei la Regina Mundi. E invece la teniamo ai margini, fastidiosa polvere negli ingranaggi. E invece la penalizziamo, la licenziamo, la lasciamo sola, ce la scrolliamo di dosso.
Capita che vada male. Capita anche Medea. Ma la vera notizia è che quasi sempre va bene, o meglio "sufficientemente" bene, come diceva Donald Winnicott, grande pediatra e psicoanalista inglese, liberandoci dall'ansia di perfezione. Che non ci sia anche questa ansia a fare ostacolo?