Grandi opere, inchiodàti allo stadio della discordia
Il dibattito pubblico intorno al progetto del nuovo stadio di proprietà della Roma risente tragicamente di questa forma contemporanea di nichilismo. E rende pressoché inutile analizzare il merito di uno dei principali progetti in Europa di entertainment legato allo sport. Che potrebbe generare - come risulta da uno studio dell'Università La Sapienza - 1,6 miliardi di investimenti interamente a carico dei privati, 12.500 occupati a tempo pieno a regime e un impatto economico complessivo sulla Capitale pari a 2,5 volte quello generato su Milano da Expo. Si tratterebbe, peraltro, non solo di un impianto sportivo, ma di un'opera di "rigenerazione urbana" che prevede un rilevante sistema di infrastrutture a beneficio dell'intera collettività, dal nuovo ponte pedonale sul Tevere che collegherebbe la Portuense/Magliana al sito dello stadio alla nuova stazione ferroviaria di Tor di Valle, lungo la direttrice Roma-Lido.
È sacrosanto, anzi doveroso, da parte di un'amministrazione comunale verificare che il progetto sia coerente con gli obiettivi dichiarati e che il consumo del suolo previsto non sia superiore a quello indispensabile. Ma trasformare uno dei (pochi) progetti di rilancio dell'offerta di intrattenimento della Capitale in un "ostaggio politico", da utilizzare magari per regolamenti di conti interni alla maggioranza, è francamente inaccettabile. E merita (almeno) un vigile controllo da parte dei cittadini romani e dell'intera opinione pubblica.
@FFDelzio