I tuoi occhi azzurri ogni giorno si fanno più chiari, il tuo sorriso è breve e la tua voce sembra venire con fatica da lontano. Amica mia ricordi quando preparavamo assieme gli alberi di Natale per dare il colore della festa a chi non aveva più il tempo o la fantasia di prepararne una a casa propria? Con le tue mani veloci ornavi gli abeti con nastri rossi e con piccoli fiocchi nati da fazzoletti di carta dorata, finchè alla fine tutto sembrava splendere per l'amore che tu vi avevi lasciato. E per ognuno c'era qualcosa fra i rami: un fiore di merletto, una piccola spilla, un ciondolo d'argento. Le signore invitate al nostro circolo non sapevano che era quasi tutto opera tua. Ricordi la prima volta che ci incontrammo? Insegnavi alle ragazze a ricamare gli abiti da sera che sarebbero poi andati alle grandi case di moda, le quali forse li esponevano come opera loro. Ne ricamasti uno anche per me e, assieme ai miei giovani anni, lo portavo fiera della sua bellezza. Sapevi dare vita e colore ad ogni cosa che toccavi e io ti guardavo quasi fossi una fata di antiche favole. Poi una sera d'estate andammo assieme alle nostre famiglie all'isola di Corfù, allora poco frequentata dagli italiani. In alto, sulla montagna, la villa dell'imperatrice d'Austria, Elisabetta di Baviera – la famosa Sissi – faceva dimenticare lo scorrere del tempo. Mentre la dolcezza del clima, la carezza del vento, il colore smagliante degli ibiscus cancellavano le ombre oscure dell'animo. Più sotto il mare lasciava trasparire i colori dei piccoli rami di corallo abbracciati alle alghe che li proteggevano dal passaggio veloce e curioso dei ragazzi che nuotavano sott'acqua. Nel voltarmi a ricordare il nostro tempo vedo ancora quelle sere quando dopo il pranzo, preparato da te, tuo marito e i suoi amici greci alzavano i tappeti e ballavano il «sirtachi». I bambini dormivano anche con quella musica veloce e ripetitiva che dava allegria. Tutto questo pensavo ieri mentre guardavo i tuoi occhi spenti e ascoltavo il tuo respiro difficile. Mi sembrava ingiusta questa silenziosa attesa di una fine che verrà anche contro la volontà del nostro essere, anche quando la speranza di nuove cure ci aiuta a credere ancora alla possibilità di un altro orizzonte. Io so di certo che arriva al tuo cuore il mio affetto, la mia attenzione, la forza della mia mano e la fiducia nel Signore che è giusto, ma soprattutto vede il dolore e ne ha misericordia.