Stava in mezzo all’incrocio, me lo ricordo bene. Ballava, con le braccia larghe, una musica che sentiva solo lui. Incurante del traffico che gli sfiorava la camicia aperta sul petto. Un vigile senza fischietto e senza divisa. Dirigeva sorridendo il suo concerto immaginario, abusivo della vita codificata. Pericoloso per sé, ispiratore di stupore e di pensieri per gli altri. Era uno di quelli che vivono controcorrente, che abitano spazi che conoscono solo loro. Sono gli strani, categoria aperta, perché non pretendono di cambiarti, e nemmeno di avere ragione. Sono un genere a parte, sfuggono a ogni catalogo, e i più bravi alla fine riescono a farti pensare che quello non normale magari sei tu. Loro sono così e basta. Matti? Forse. Beati di sicuro, perché non sanno quello che noi vorremmo non sapere. Ne incontriamo tanti, alcuni ci fanno sorridere, pochi infastidiscono, qualcuno alla fine ci trasmette un po’ di invidia. Perché affrontano il mondo con leggerezza. Hanno la fortuna che a loro non importa mai cosa pensino gli altri, e di solito sono felici. Sono quelli che hanno capito che il futuro non si sceglie, ma accade e basta. Quelli che vivono leggeri, come mi piacerebbe imparare a fare, per provarci almeno. Magari in un’altra vita.
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